Scritto per Il Fatto Quotidiano del 28/01/2012
Per quasi tre anni, se n’è rimasta buona buona nella riserva dell’Unione, a insegnare scienze politiche a Stanford, in California, la sua Università, dove, intanto, ha fatto una bella carriera, a suonare il piano per diletto e a seguire le vicende del football, quello americano, sport di cui è grande appassionata. L’unico fidanzato che le è mai stato ufficialmente riconosciuto, negli Anni Settanta, è un giocatore, Rick Upchurch, e il presidente della federazione le fu accompagnatore in alcuni eventi mondani.
Eppure, nonostante il suo ritiro, Condoleezza Rice era e resta una delle cinque donne più popolari d’America: a fine 2011, un sondaggio la conferma nel gotha femminile degli Stati Uniti, accanto a Hillary Clinton –in vetta alla classifica, ininterrottamente, da dieci anni-, con la star tv Oprah Winfrey, la first lady Michelle Obama e l’ex candidata a tutto Sarah Palin.
Nubile, senza figli, Condi Rice è oggi considerata da molti repubblicani l’ideale vice del candidato repubblicano alla Casa Bianca: donna e nera, sarebbe perfettamente complementare a un bianco e uomo, quale si profila nella sfida tra Mitt Romney e Newt Gingrich. Anche se chi guarda al pelo nell’uovo la trova un po’ troppo doppione di Romney –istruita, educata e moderata- e, per le stesse ragioni, un po’ troppo antitetica a Gingrich.
Mentre il Washington Times, quotidiano conservatore, la candida a vice, c’è, però, pure chi pensa a lei come grimaldello per forzare lo stallo che rischia di prodursi
tra Romney e Gingrich, se i due, dopo le primarie in Florida del 31 gennaio, s’impantanano in una testa a testa infinito. Una candidatura a presidente della Rice sarebbe, per l’establishment repubblicano, la trovata per liberarsi, d’un colpo solo,
di Romney il perdente e di Gingrich lo zombi.
“I candidati repubblicani? Un grande disastro”, è il giudizio, interessato, pronunciato ieri da Barack Obama; ma è anche l’opinione dei saggi del partito. Quello della Rice non è certo l’unico nome affisso nella casella ‘outsiders’. Ci sono i due rimasti in panchina, anzi ai microfoni della Fox, Mike Huckabee, ex governatore dell’Arkansas, e la Palin, ex governatrice dell’Alaska, tutti e due area Tea Party; e poi ci sono i ‘bushiani’, Mitch Daniels, l’uomo del bilancio alla Casa Bianca con George W., quindi governatore dell’Indiana, e Jeb Bush, il fratello minore, quello che doveva essere presidente nei calcoli di famiglia, ora ex governatore della Florida.
Anche la Rice dovrebbe essere una ‘bushiana’. Ma nei tre anni trascorsi dall’abbandono degli incarichi pubblici –consigliere per la sicurezza nazionale e segretario di Stato-, la professoressa che parla il russo ha preso un po’ le distanze
da Bush e, soprattutto, dal suo vice Dick Cheney. In un ponderoso libro di memorie pubblicato l’autunno scorso –oltre 700 pagine-, Condi solleva un velo sui contrasti alla Casa Bianca tra il 2001 e il 2008.
Proprio l’uscita del libro segnalò la volontà di ritorno di Condoleezza, che si porta dietro con disinvoltura quel nome sbagliato e imbarazzante: il padre, un melomane nell’Alabama segregazionista degli Anni Cinquanta, voleva chiamarla Con Dolcezza, come in uno spartito musicale, ma l’impiegato all’anagrafee si confuse e ne venne fuori una cosa improbabile, che si risolve con Condi.
Nel libro la Rice fa qualche mea culpa (le scarpe di Ferragamo comprate a New York mentre New Orleans affondava sotto l’uragano Katrina) e poche rivelazioni (l’ansia per l’album di sue foto che il colonnello Gheddafi le mostrò sotto la tenda). Chi la conosce dice che ora e' riposata e ''ansiosa di tornare in politica''.
Politologi conservatori affermano che la sua scelta come vice ''cambierebbe a fondo la dinamica delle elezioni 2012”, perché “metterebbe a tacere le accuse di razzismo nei confronti dei conservatori”. E l'essere donna spingerebbe molte elettrici moderate “a prendere in considerazione i repubblicani''. Inoltre, la sua scelta bilancerebbe l’eventuale sostituzione del vice di Obama Joe Biden con Hillary Clinton.
Anche nel 2008 si parlò di una candidature della Rice alle primarie. Lei lo escluse, con una frase che pesa ancora oggi: “C’è una cosa che non mi vedo fare: candidarmi a un ufficio elettivo”. Ma, incoraggiate dai sondaggi, le voci che potesse fare il vice andarono avanti fino a che, in agosto, John McCain non scelse la Palin.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento