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martedì 31 gennaio 2012

SPIGOLI: Usa, Israele, Iran, tutti alla guerra dei droni

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 31/01/2012

Tutti li vogliono. E molti, ormai, li hanno. Gli americani, certamente. Gli israeliani, ovvio. E presto pure gli iraniani, a credere a dispacci in provenienza da Teheran. Per non parlare di chi ce li ha, ma non ne parla mai e li usa –per ora- poco. I droni, come si chiamano i velivoli senza pilota, sono la nuova frontiera della guerra del XXI Secolo: prima solo da ricognizione, poi anche da attacco, hanno un sacco di vantaggi sugli aerei convenzionali e rendono gli stessi servizi: costano di meno: e, se ne perdete uno, non vi giocate il pilota e il suo addestramento. Certo, c’è l’inconveniente che possono essere imprecisi, scambiare amici per nemici e civili per talebani –chiedete ai pachistani, se fate spallucce-. Ma non è che gli aerei con pilota sono esenti da ‘fuoco amico’ e ‘danni collaterali’. E, allora, viva i droni.

Il Pentagono, che ha appena annunciato un ridimensionamento del proprio apparato militare, meno uomini, più tecnologia, progetta di aumentarli del 30%. L'Amministrazione Obama vuole potenziarne l’impiego in operazioni d’intelligence mirate anti-terrorismo (in Pakistan o in Somalia, in Afghanistan o nello Yemen). Il progetto del segretario alla difesa Leon Panetta sarà contenuto nella legge finanziaria che sarà presentata il 13 febbraio.

Intanto, in Israele, una nota del ministero della difesa fa sapere che un drone delle dimensioni d’un Boeing 737 (apertura alare di 26 metri) si e' schiantato al suolo durante un volo di prova. Ma come, ‘sti aerei automatici non erano piccoli? Il ‘super-drone’ si chiama Heron TP e può coprire –giusto per fare un esempio- la distanza tra Israele e l'Iran, con a bordo strumenti di spionaggio adatti a scovare i siti nucleari nascosti iraniani. Armi? Beh, fate un po’ voi…

Se foste iraniani, vi sentireste fischiare le orecchie –magari, è un drone israeliano che vi sorvola-. E allora Mehdi Iraji, un ingegnere aeronautico, il responsabile del progetto, annuncia che è già (quasi) pronto un drone islamico: si chiamerà A1, volerà a un’altezza massima di 3.000 metri, avrà un’autonomia di due ore e potrà portare un ordigno di 5 kg. Più cauto, il ministro della difesa, generale Ahmad Vahidi, si limita ad annunciare un drone per la sorveglianza del mare.

Da qualche parte, c’è un confine tra realtà e propaganda. Quando invasero l’Iraq, gli americani dissero che Saddam Hussein aveva un drone per disseminare armi di distruzione di massa. Lo trovarono: era un modellino in legno, senza motore né tecnologia né armi di sorta.

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