Scritto per il blog de Il Fatto Quotidiano l'11/01/2012
Romney raddoppia, Paul si conferma uno tosto, Huntsman fa capolino, Santorum e Gingrich galleggiano –ma ‘penna bianca’ potrebbe pure decidere di auto-affondarsi-. Perry non lascia solo perché ‘salta’ questa tappa per lui ostica e concentra soldi ed energie sulla prossima, la Sputh Carolina, a lui sulla carta più favorevole: è una scommessa da ‘dentro o fuori’.
Le primarie nel New Hampshire, seconda tappa della nomination del candidato repubblicano alla Casa Bianca, confermano il verdetto dello Iowa, una settimana fa: in testa alla corsa c’è Mitt Romney, l’ex governatore del Massachussetts, quello che non sbaglia mai una mossa (anche se, qui, una gaffe l’ha fatta, quando ha detto che gli piace licenziare). Romney vince con quasi il 40% dei voti, ben oltre quella soglia del 30% che, secondo gli analisti, avrebbe lasciato la gara aperta.
Dietro di lui, che qui giocava quasi in casa, il libertario Ron Paul, terzo nella Iowa, che di voti ne prende uno su quattro. “Gli stiamo alle calcagna”, dice l’ex deputato del Texas ai suoi sostenitori, che non hanno certo bisogno di essere arringati, ‘gasati’ come sono con quel loro slogan ‘Rivoluzione, rivoluzione’.
Terzo, l’altro mormone, come Romney, del 5+1 da superenalotto repubblicano: Jon Huntsman, ex governatore dello Utah ed ex ambasciatore in Cina, tenutosi ai margini nello Iowa e sceso in campo qui con le sue tre figlie che appaiono il brand migliore del suo prodotto, prende un voto su cinque. Bene, ma non abbastanza per essere sicuri di andare lontano, perché mica tutta l’America è New England.
Rick Santorum, la rivelazione dello Iowa, l’integralista cattolico con sette figli, ex senatore nel giro di George W. Bush, e Newt Gingrich, il leader sopravvissuto degli Anni Novanta, galleggiano intorno al 10%. Né l’uno né l’altro contava di fare bottino qui, ma Gingrich mostra di non riuscire a sfondare e potrebbe anche decidere di smetterla di buttare via soldi: magari, arriva alla South Carolina, per cercare di prendere una boccata d’ossigeno; o, magari, getta la spugna fra poche ore.
Se lo Iowa serve, di solito, a scremare il campo da potenziali ‘nani e ballerine’, più che a indicare il futuro vincitore, il New Hampshire spesso ci azzecca. E chi fa doppietta è, statisticamente, quasi sicuro di farcela. Il che giustifica i toni trionfali, ma un po’ banali, di Romney il vincitore: “Qui, facciamo la storia”, ha detto. E poi smette di attaccare i suoi rivali, ma lancia una stoccata al presidente Obama, che –dice- “governa come un leader europeo”: un’accusa ‘mortale’, per i conservatori d’America che quei mollaccioni di europei non li sopportano proprio.
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