Scritto per Il Fatto Quotidiano del 09/09/2011
Il Consiglio d’Europa è la più antica istituzione europea –risale al 1949- ed è quella che riunisce il maggior numero di Stati: non ne esclude nessuno, mirando a salvaguardare il patrimonio comune di valori ideali ed a garantire il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. La sua Corte europea dei diritti dell’uomo sforna sentenze illuministe (e condanna spesso l’Italia, specie per la lunghezza dei suoi processi). Il Consiglio, che ha sede a Strasburgo, non è però dotato di molti poteri e, quindi, non è tenuto in grande considerazione, specie in Italia, dove o conti o sei un calimero: la stampa, anche quella ‘autorevole’, lo confonde sovente con l’Unione europea; e il governo, spesso, se ne fa un baffo dei suoi giudizi e delle sue sentenze, salvo poi invocarlo quando il ‘cittadino’ Berlusconi reclama tutela dalle angherie dei giudici. Proprio perché pochi gli badano, il Consiglio d’Europa può talora permettersi di cantarla chiara ai grandi d’Europa, senza scendere a compromessi sul terreno dei principi. In pochi giorni, Thomas Hammarberg, il commissario per i diritti umani, svedese, 69 anni, ci ha impartito due lezioni ben meritate. La prima è ‘urbi et orbi’ e riguarda la lotta al terrorismo, nel decimo anniversario dell’attacco all’America dell’11 Settembre 2001: troppi crimini, troppe violazioni dei diritti umani, sono stati compiuti nel dare la caccia ai terroristi; e serve una riflessione sull’efficacia della risposta finora data. La seconda è per l’Italia, anzi soprattutto per i politici italiani: basta con gli slogan e le campagne razziste e xenofobe; e maggiore impegno per garantire il rispetto dei diritti umani di rom e immigrati, perché, in tre anni, sono stati fatti ben pochi passi avanti, se non addirittura nessuno. Li vedo già, i Borghezio d’Italia, fare spallucce e rispondere a tono: “Che cosa vuole, ‘sto comunista?”.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento