Scritto per Il Fatto Quotidiano del 01/09/2011
La pazienza dell’Europa verso l’Italia si sta consumando; e anche il credito del ministro Tremonti presso i suoi colleghi rischia di esaurirsi: il valzer delle misure annunciate e poi modificate, o ritirate, dal governo italiano, per centrare gli obiettivi di rigore di bilancio indicati da Bruxelles, lascia interdette le istituzioni comunitarie e manda in tilt commissari, eurodeputati e funzionari, tutti convinti che Roma “deve fare presto”, oltre che bene, mentre, per ora, non sceglie e fa pasticci.
Ufficialmente, la Commissione europea, l’esecutivo dell’Unione, non commenta la manovra perché, spiega un funzionario, “non si sa che cosa commentare”. I contenuti infatti cambiano da un giorno all’altro, anzi da un momento all’altro: il super-prelievo; no l’aumento dell’Iva; no, le pensioni; no, niente di tutto questo. E, allora, che cosa?
Ma il commissario europeo per gli affari economici e monetari Olli Rehn, che era finora stato neutro nei suoi commenti, ieri ha preso una posizione esplicita. Martedì, Rehn spiegava che i contenuti della manovra erano stati appena modificati ed era quindi presto per esprimerne una valutazione: "I nuovi elementi introdotti dovranno essere studiati dai nostri esperti, una volta che saranno disponibili le misure concrete decise". Invece, ieri, dopo l’ennesimo gioco delle tre carte, stavolta sulle pensioni, Rehn ha dato un segnale preciso d’impazienza e di perplessità. E le riserve di Bruxelles s’intrecciano alla stroncatura del Financial Times, che, ancor prima del dietro front sulle pensioni, avvertiva in prima pagina: “Il negoziato sulle misure della manovra trasmette un messaggio confuso ai mercati, in un momento in cui l'Italia ha bisogno di una politica economica coerente”.
Echeggiando in qualche modo i primi commenti critici già espressi da BankItalia, Amadeu Altafaj Tardio, il portavoce di Rehn, afferma chela Commissione, analizzando i contenuti della manovra, porrà "particolare attenzione" alle "misure strutturali” per “agevolare e sostenere" la crescita. Si tratta di verificare che esse rispettino “i parametri" indicati nelle raccomandazioni dell'Ue all'Italia lo scorso giugno.
Altafaj Tardio aggiunge che la Commissione “segue con attenzione” il dibattito in corso in Italia e “conserva fiducia” che “le misure per rilanciare e sostenere la crescita abbiano un peso maggiore" nella versione finale del pacchetto di provvedimenti della manovra. Come dire che quelle attuali non sono sufficienti: del resto, semplicemente non ce ne sono.
A giugno l'Ue aveva sollecitato l'Italia a interventi "strutturali" per il rilancio dell'economia, prospettando misure per favorire la concorrenza nel campo dei servizi e delle professioni e incentivi agli investimenti per ricerca e sviluppo. Per Bruxelles, gli interventi a sostegno della crescita hanno ora ora un'importanza maggiore che prima dell’estate, poiché l'Italia, già sotto la media europea negli ultimi anni in termini di aumento del Pil, subirà nei prossimi mesi, come gli altri partner, l’effetto del rallentamento dell'economia internazionale. Proprio martedì, l’Fmi ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita dell’Italia, dell’eurozona e del mondo intero.
La Commissione mantiene, invece, una relativa tranquillità al rispetto degli obiettivi già indicati dall'Italia sul fronte del pareggio di bilancio. "Non ci aspettiamo che siano messi in discussione", dice il portavoce di Rehn. Sul fronte degli interventi per combattere l'evasione fiscale e creare ulteriore gettito, l’Esecutivo per ora non si esprime: "L'importante è che il problema sia affrontato in modo adeguato. L'impatto in termini di entrate supplementari derivanti dalla lotta all'evasione è sempre difficile da valutare". E’ un monito a non sovrastimarlo.
Il trambusto italiano viene pure monitorato dal Parlamento europeo, che proprio lunedì ha dedicato una seduta straordinaria della commissione economico-monetaria ai sussulti di crisi dell’eurozona. David Sassoli, capogruppo del Pd nell’Assemblea, è duro con Tremonti, che "se avesse dignità si dimetterebbe", e con il governo nel suo insieme, che, tra decisioni prese e rimangiate, “avvalora” l’impressione di essere “privo di bussola e in balia di se stesso e dei ricatti della Lega" e da’ l’immagine “di una banda di dilettanti allo sbaraglio".
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