Scritto per Il Fatto Quotidiano del 17/12/2010
Bruxelles – I leader dei 27 hanno trovato una rapida intesa sulle modifiche “limitate” da apportare al Trattato di Lisbona, necessarie per creare un meccanismo salva-Stati permanente, che metta l’euro e I Paesi dell’eurozona al riparo da crisi e da attacchi della speculazione come quelli che hanno colpito nei mesi scorsi la Grecia e l’Irlanda.
La decisione è maturate nelle prime battute del Consiglio europeo di Bruxelles. Ma l’intesa era nell’aria. Il grosso del lavoro, pero’, resta da fare: toccherà ai ministri delle finanze mettere a punto i contenuti e le procedure del meccanismo permanente.
Alla vigilia del Vertice, la presidenza di turno belga aveva avuto un pensiero gentile: un alberello di Natale accanto a ogni tavolo di lavoro dei giornalisti, in sala stampa. Ma, sotto l’albero, non c’erano regali per l’Italia: Silvio Berlusconi torna a casa solo con nuovi presagi di rigore e severità, perchè –è la linea dell’Unione- «i Paesi dell’eurozona devono continuare a consolidare le finanze pubbliche», cioè a contenere i deficit e a ridurre il debito.
Il Vertice s’era aperto in un clima conciliante : quasi tutte le dichiarazioni, prima dell’inizio delle discussioni, erano state improntate a un cauto ottimismo. E il presidente della riunione, il belga Herman Van Rompuy, s’era concesso una battuta benaugurante: «Spero che avremo un bianco Natale, ma che non passeremo una notte bianca».
Bianca, in realtà, l’è stata, perchè su Bruxelles è caduta per molte ore una fitta nevicata. Ma il Vertice s’è risolto davvero in fretta, in un’Unione avvezza alle estenuanti maratone. Van Rompuy è stato facile profeta: neppure tre ore dopo l’inizio dei lavori, sul suo twitter poteva già annunciare: “Abbiamo un accordo sull’emendamento al Trattato”. Il testo concordato è brevissimo: “I Paesi che partecipano all’euro possono definire un meccanismo si stabilità che sarà attivato se indispensabile a salvaguardare la stabilità dell’eurozona nel suo insieme. La concessione di qualsiasi assistenza finanziaria richiesta in base a tale meccanismo sarà soggetta a una stretta condizionalità ».
Il semestre di presidenza belga si chiude, dunque, con un franco successo. Ora, pero’, toccherà all’Ungheria, all’esordio nel ruolo, riempire di contenuti l’intesa. Di per sè, in concreto, la modifica da apportare al Trattato non significa nulla : se va tutto bene, essa sarà formalmente approvata, dopo il si’ delle altre istituzioni dell’Ue, entro marzo e, superate le ratifiche nazionali, entrerà in vigore il 1.o gennaio 2013.
Il problema sono le modamità del meccanismo permanente, che dovranno essere messe a punto dai ministri delle Finanze e su cui il confronto è aperto: si discute,
ad esempio, sul ruolo del sistema private e sull’introduzione degli Eurobonds. Problemi che non erano all’ordine del giorno del Vertice ieri, anche se il Parlamento di Strasburgo ha fatto un affondo per le obbligazioni europee, sentendosi rispondere che non è il momento di parlarne –Germania e Francia restano contrarie-.
Rispetto alla scadenza del 1.o gennaio 2013, se sarà rispettata, i ministri avranno un po’ più di tempo per perfezionare l’intesa, perché il meccanismo salva-Stati provvisorio, quello creato nella scia della crisi greca, scadrà a giugno 2013. Ma la trattativa s’annuncia delicata, per l’Italia delicatissima: le proposte sul tavolo continuano a prevedere un rapido rientro dei deficit di bilancio e dei debiti in eccesso, rispetto ai tetti fissati (rispettivamente 3% e 60%, mentre noi stiamo al 120%).
La riunione del Consiglio europeo ha coinciso con la decisione della Banca centrale europea di varare un aumento di capitale di 5 miliardi di euro, a copertura dei rischi di credito, tassi e cambi. Il capitale di BankItalia salirà di 624,8 milioni di euro, rispetto ai 720 attuali –quasi un raddoppio-. La mossa della Bce, che il governatore Jean-Claude Trichet ha illustrato ai leader dei 27, ha subito ottenuto la benedizione dell’Fmi, il cui presidente, Dominique Strauss-Kahn, ha invece liquidato la portata delle conclusioni del Vertice : l’Ue « non otterrà molto » fin quandonon supererà l’approccio « frammentario » sciorinato nelle vicende greca e irlandese.
A Bruxelles, fino al conseguimento dell’accordo, s’era visto un Berlusconi scuro e taciturno : non aveva neppure voluto replicare alle previsioni di Confindustria, negative per l’economia italiana. Loquaci e quasi imprevedilmnete europeisti, invece, altri leader. Il cancelliere tedersco Angela Merkel ha detto che il meccanismo anti-crisi è « un atto di solidarietà che va nel senso di un euro stabile in un’Europa stabile ». E persino il premier britannico David Cameron ha giudicato « importante » il passo fatto, pur aggiungendo che « dobbiamo stare attenti a che Londra non debba spenderci soldi ». Quanto al premier irlandese Brian Cowen, ha rassicurato i partner : Dublino non sottoporrà a referendum la modifica al Trattato. Generale il sospiro di sollievo: un referendum in Irlanda è sempre una grana per l’Unione.
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