Scritto per EurActiv lo 07/08/2012
E’ una delle pagine nere della storia breve della moneta unica: dal punto di vista istituzionale, forse la più nera. Perché per fare fronte alla crisi, oggi, si tratta di prendere decisioni; mentre, allora, si trattava solo di applicare decisioni già prese, cioè di fare rispettare la legge. E, invece, i forti dell’epoca, che sono poi gli stessi di oggi, la fecero franca con una norma ‘ad hoc’. E’ un episodio che Mario Monti ama ricordare, come premier, ma anche, e forse più, come professore ed ex commissario europeo.
I fatti risalgono al 2003, quando la Commissione europea, presieduta da Romano Prodi, con Monti alla concorrenza, denunciò Francia e Germania per avere sforato i limiti del deficit di bilancio imposti dal Patto di Stabilità. Ma la procedura d’infrazione non giunse mai alla conclusione, perché i ministri delle finanze la bloccarono. L’Italia di Silvio Berlusconi e la Gran Bretagna di Tony Blair appoggiarono questa soluzione ‘buonista’ e ‘pilatesca’, per le serie infinite ‘la legge non è uguale per tutti’ e ‘il più forte ha sempre ragione’.
Monti ha evocato questo episodio nell'intervista a Der Spiegel appena pubblicata e anche al termine del Quadrangolare a Roma del 22 giugno (Italia, Francia, Germania e Spagna), quando rammentò, a chi oggi rimprovera le cicale d’Europa, Grecia, Spagna, Italia, che furono Berlino e Parigi a violare per primi il Patto di Stabilità, senza subirne le conseguenze. In occasione del Quadrangolare, Monti aveva anche ricordato la "complicità" del governo italiano nella deroga al Patto di Stabilità a favore di Francia e Germania.
All’epoca, la palese forzatura del diritto comunitario non passò certamente inosservata. Euronews, una tv non partigiana, raccontava: “L'Europa si spacca sul Patto di Stabilità. Ed è crisi istituzionale. La Commissione, da un lato, in difesa delle regole e dei parametri stabiliti. Eurogruppo ed Ecofin, dall'altro, a sospendere la procedura per deficit eccessivo nei confronti di Francia e Germania”. Così, gli Stati membri medio-piccoli e virtuosi, che avevano rispettato il Patto, come Austria, Finlandia, Olanda e –toh!, come cambia il mondo- Spagna, si sentirono traditi; mentre Francia e Germania dall'altro, con l'aggiunta dell'Italia e l'appoggio esterno della Gran Bretagna, ottenevamno l’esenzione dalle sanzioni previste. I due perni dell'Unione europea erano, allora, in difficoltà economica evidente. E il premier spagnolo José Maria Aznar prometteva che il caso avrebbe avuto ripercussioni anche sui lavori per la ratifica della Costituzione europea, poi abortita.
Su quella decisione, i Grandi d’Europa, allora divisi sulla scena politica internazionale, furono unanimi. Eppure, Francia e Germania erano la Vecchia Europa, schierati contro l’invasione dell’Iraq; mentre Gran Bretagna e Italia facevano da spalla agli Stati Uniti di George Bush, insieme a quella Spagna fuori dal ‘pastrocchio’ sul Patto di Stabilità.
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