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domenica 12 agosto 2012

Usa 2012: Romney sceglie Ryan come vice, un giovane 'falco'

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 12/08/2012

Scegliendolo, non avrà magari fatto un errore: questo si vedrà. Presentandolo, un errore l’ ha fatto di sicuro. Mitt Romney, candidato repubblicano alla Casa Bianca, ha oggi introdotto con un lapsus Paul Ryan, il suo vice: “Diamo il benvenuto al prossimo presidente degli Stati Uniti”, ha detto, annunciando la sua scelta a Norfolk in Virginia. Poi è scoppiato in una risata e ha ammesso la gaffe, che, però, ha un precedente illustre (e di buon auspicio): nel 2008, presentando a Springfield, nell’Illinois, il suo vice, Joe Biden, anche Barack Obama fece lo stesso lapsus. E, poi, vinse.

Il 6 novembre, l’Election Day, sapremo se la storia si ripete. Per il momento, sappiamo che Romney ha messo termine a mesi d’indiscrezioni e di voci puntando sul deputato del Wisconsin: un giovane –ha 42 anni-, bello come un attore, conservatore, cattolico –e, come tale, contro l’aborto e le unioni dei gay-, vicino al Tea Party, alfiere del rigore di bilancio e autore di un progetto di bilancio draconiano bloccato in Congresso.

Scegliendo Ryan, che non è una sorpresa, perché il suo nome figurava da tempo fra i ‘papabili’, Romney ha consolidato le sue posizioni sul fronte conservatore: lui potrebbe ora cercare di spostare al centro la sua campagna, che fatica ad attrarre gli elettori indecisi e, soprattutto, gli indipendenti. Ryan, inoltre, viene dal Wisconsin, uno degli Stati in bilico decisivi per la Casa Bianca: i sondaggi danno il presidente davanti allo sfidante a livello nazionale, con margini però risicati, e indicano che Obama fa meglio di Romney in vari Stati chiave, come Ohio, Pennsylvania, Virginia, Florida e proprio Wisconsin. Portarglielo via, per Romney sarebbe essenziale.

Elementi di forza, dunque, il ticket Romney-Ryan li presenta. Ma gli manca pure qualcosa: l’esperienza internazionale; e l’elemento etnico, che induceva a pensare a un ispanico o a un nero; e, pure, quello ‘di genere’, che faceva pensare a una donna. Fra i ‘finalisti’, c’erano, e non a caso, una ispanica –la governatrice del New Mexico Susana Martinez-, una indiana d’America –la governatrice della South Carolina Nikki Halei- e una nera –l’ex segretario di Stato Condi Rice, che avrebbero coperto Romney su tre fronti-.

Ryan presta il fianco all’attacco subito venuto dalla Casa Bianca: Mitt aggiunge un posto a tavola per un amico dei paperoni d’America, cui vuole abbonare le tasse come fece George W. Bush. Volto asciutto, quasi scavato, fisico slanciato, sposato con tre figli, Ryan, dotato di carisma, anche se relativamente poco noto a livello nazionale, è giovane, ma non è politicamente di primo pelo: è già stato eletto sette volte alla Camera, dove ha quindi trascorso quasi 14 anni, e ne è divenuto l’anno scorso uno dei membri più influenti, assumendo la presidenza della commissione bilancio e portando avanti la sua ricetta anti-debito. Nel discorso con cui ha accettato la sua investitura, Ryan ha detto: “La disoccupazione elevata, i redditi in calo, il debito schiacciante non devono costituire la nuova regola” degli Stati Uniti.

A favore di Ryan, o di qualcuno come lui, s’era pronunciato Dick Cheney, vice e anima nera dell’Amministrazione Bush. Fuori dai giochi s’è, invece, mantenuto Chris Christie, il governatore del New Jersey: lui avrà un posto di rilievo alla Convention di Tampa ed è già in pista per il 2016.

Obama il problema del vice non ce l’ha: Joe Biden, già senatore di lungo corso del Delaware, è quasi perfetto in quel ruolo, dove non gli fa ombra e non fa neppure (troppi) danni. L’ipotesi Clinton resta una chiacchiera: senza Condi e Hillary, il gioco suggestivo delle coppie incrociate sfuma: Obama e la Clinton da una parte; Romney e la Rice dall’altra; il nero e la donna bianca contro il bianco e la donna nera.

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