A Parigi, va meglio che a Berlino. Questione di forma, però,
più che di sostanza. Perché dalla questua presso i 'Signori dell'Unione', Antonio Samaras, premier greco, non cava né
un euro né una dracma; e neppure quel po’ di tempo supplementare che gli serve
come l'aria per respirare. Francois Hollande, presidente francese, se lo
abbraccia e lo rassicura: “Atene deve restare nell'euro”, dice, “ma deve pure
dimostrare credibilità”, aggiunge. E poi chiede perentorio che l'Ue agisca
rapidamente, ma dopo il rapporto della troika Ue, Bce ed Fmi, cioè non prima di
ottobre.
Insomma, Hollande è più caloroso, mentre la Merkel era stata
più fredda. Ma le bocce restano ferme, aspettando la troika e l'autunno. Del
resto, non c'era bisogno d'un sondaggio per capire che i tedeschi non si fidano
dei greci; e la Bild non s'è peritata a scriverlo a chiare lettere. Stereotipi
mediatici e miopie politiche di esponenti conservatori fanno perdere le staffe
al ministro degli esteri tedesco Guido Westerwelle, che chiede di smetterla con
il mobbing contro Atene.
L'attesa di ottobre serve anche all'Ue per venire incontro a
Barack Obama, che secondo indiscrezioni attribuite a fonti del governo
britannico e riferite dall’Independent, starebbe facendo pressing sui governi europei perché Atene resti
nella moneta unica almeno fino alle elezioni Usa del 6 novembre. E la
cancelliera Merkel ha già pronta una sorta di ‘mossa del cavallo’ nei confronti
dei partner europei e di quanti, anche nella sua coalizione, l’accusano di
inazione europea: secondo il settimanale Der Spiegel, intende ottenere, entro
fine anno, la convocazione di una conferenza per il rilancio dell’Unione
politica.
L’esito sostanzialmente nullo della missione europea del
premier Samaras non ha ancora suscitato reazioni sociali negative in Grecia,
anche perché la coalizione di centro-sinistra al potere sta spostando
l’attenzione dell’opinione pubblica su un falso problema, quello
dell’immigrazione, inseguendo in parte i proclami elettorali del movimento
neo-nazista Alba Dorata.
Negli ultimi sei mesi, secondo la comunità pachistana, più
di 500 persone sono state vittime di violenze xenofobe. Più di tremila persone
hanno marciato ieri ad Atene, fino al Parlamento,
per protestare contro l’aumento degli attacchi contro gli immigrati.
La manifestazione è stata organizzata dalla comunità pachistana, che accusa
l’esecutivo di aver messo in cima all’agenda la lotta contro l’immigrazione
clandestina per distrarre l’opinione pubblica in un Paese soffocato dalla
crisi. Le recenti maxi-retate della polizia, con oltre 1650 arresti, avrebbero
incoraggiato l’estremismo anti-Islam a effettuare raid punitivi contro gli
immigrati.
Se la deriva xenofoba riscuote qualche successo nelle masse
popolari scoraggiate e senza lavoro, l’idea, invece, di vendere isole
disabitate dell’Egeo ha subito suscitato reazioni ostili. E il governo Samaras
ha dovuto precisare che non di vendite si tratterebbe ma della cessione dei
diritti di sfruttamento economico di territori attualmente improduttivi, dal
punto di vista sia turistico che imprenditoriale.
All’Eliseo Samaras è rimasto poco più di un’ora e mezza. “Abbiamo
convenuto che servono ancora degli impegni - ha detto Hollande - ma anche che
siamo coscienti di tutto quello che è stato
fatto. Adesso però, “dopo
due anni e mezzo, non c'è più tempo da perdere”, ha sottolineato Hollande. E,
allora, la cosa da fare è aspettare: “Attendiamo il rapporto della troika. Una
volta che sarà reso noto, una volta che gli impegni della Grecia, non
finanziari ma di riforme strutturali ratificate dal Parlamento saranno
confermati, allora l’Europa dovrà fare subito quanto deve”. Samaras ha
abbozzato, in francese, come venerdì, a Berlino, per mostrarsi economo era
sceso in un hotel di seconda classe e non al celebre Adler.
Nessun commento:
Posta un commento