Sritto per Il Fatto Quotidiano del 25/08/2012
Un movimento delle labbra appena accennato, poi un sorriso aperto, un ghigno tra la soddisfazione e la sfida: Anders Behring Breivik, che massacrò 77 persone nel luglio 2011, ha reagito così al verdetto del Tribunale di Oslo: 21 anni di prigione, la pena massima prevista da un ordinamento giudiziario senza ergastolo né –ovviamente- pena capitale. L’autore di un attentato all’autobomba nel centro della capitale e poi di una strage di giovani sull’isola di Utoya è stato riconosciuto dai giudici pienamente responsabile delle sue azioni: sentenza unanime.
A Breivik, 33 anni, un fondamentalista cristiano,che s’ispira alla saga dei templari, di cui si ritiene l’epigono, va bene così: non voleva passare per pazzo, lui ha ucciso lucidamente, perché voleva liberare la Norvegia dalla ‘peste’ del multiculturalismo. La sua ideologia razzista e xenofoba, il suo culto dell’odio, non sono frutto della follia, ma di una lucida aberrazione: “Chiedo perdono –dice, prima di essere zittito dalla Corte- per non avenre uccisi di più”.
Vestito scuro, camicia bianca, cravatta grigio antracite, un filo di barba molto curata a incorniciargli il viso arrotondatosi nell’anno di carcere, il pugno destro teso in avanti all’ingresso in un saluto dalle molte evocazioni storiche, Breivik é soddisfatto, anche se rischia di passare in carcere il resto della vita, perché la pena potrà essere prolungata indefinitamente se, al suo scadere, lui sarà ancora considerato socialmente pericoloso. L’alternativa, che poggiava su una perizia psichiatrica che l’aveva giudicato afflitto da una schizofrenia paranoide, erano 30 anni in un manicomio criminale, pure lì senza la certezza di uscirne a pena scontata. Un’altra perizia aveva invece concluso che è capace d’intendere e volere.
A pronunciare il verdetto, nell’aula del tribunale appositamente allestita per accogliere pubblico e stampa, è stata la giudice Wenche Elizabeth Arntzen: per dieci anni, Breivik non potrà presentare domanda di libertà condizionale. Knut Storberget, ministro della giustizia, ritiene che la sentenza ponga le basi perché il condannato resti in prigione tutta la vita”.
Il 22 luglio dell’anno scorso, il ‘templare’ aveva fatto provocato otto morti e decine di feriti facendo esplodere un’autobomba nel quartiere degli uffici governativi. E poi aveva ucciso 69 persone, per la maggior parte adolescenti, dopo esserci presentato, armato e travestito da poliziotto, sull’isola dove c’era una festa della gioventù del partito laburista. Il duplice attacco aveva fatto emergere l’impreparazione della polizia norvegese, responsabile, secondo un’inchiesta, di ritardi nell’intervento sull’isola di Utoya e anche di carenza di prevenzione perché i comportamenti di Breivik dovevano suscitare sospetti.
Il fondamentalista cristiano riconosce di essere l’autore degli omicidi, ma si dichiara non colpevole perché sostiene di avere compiuto atti “atroci ma necessari” per preservare la purezza della Norvegia. Non ci sarà appello: Breivik avrebbe fatto ricorso solo se l’avessero dichiarato incapace d’intendere e volere, hanno spiegato i suoi avvocati. A ricorrere potrebbe essere la Procura: il pm aveva infatti chiesto la reclusione psichiatrica
Il verdetto è stato accolto con sollievo e soddisfazione dai sopravvissuti e dai familiari delle vittime. Breivik sconterà la pena nella prigione di Ila, una dozzina di chilometri a nord-ovest di Oslo: passerà il tempo scrivendo, perché sta preparando vari libri, fra cui un’autobiografia. Il 72% dei norvegesi ritiene la condanna giusta, ma quasi tre su cinque pensano che condizioni di detenzione siano troppo clementi: il ‘templare’ avrà a sua disposizione tre celle di 8mq ciascuna, una per dormire, una per lavorare e una per l’esercizio fisico, e un computer senza connessione a internet.
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