Pubblicato da AffarInternazionali lo 01/08/2012
Obama esce dai blocchi dei cento con l’handicap dell’Europa: l’immagine del presidente americano come un Bolt impastoiato alla partenza risente delle suggestioni olimpiche di questi giorni, ma ha elementi di verità. La partita a due tra il presidente uscente Barack Obama, democratico, primo nero alla Casa Bianca, e lo sfidante repubblicano Mitt Romney, mormone, moderato, appare, oggi, molto più incerta di quanto non si pensasse all’inizio di questa campagna maratona: Obama resta favorito, ma è vulnerabile.
Proprio una sua ‘grande elettrice’, quell’Europa che, però, non depone schede nelle urne, è divenuta negli ultimi mesi il maggiore handicap del presidente Obama: dopo avere ‘importato’ dall’America la crisi del 2008, l’Europa fatica a rilanciare la crescita e compromette, con i suoi modesti risultati, anche la ripresa americana, che pure è stata nella prima metà del 2012 un po’ migliore del previsto. Ma i tassi di disoccupazione restano nettamente al di sopra della soglia di rielezione dei presidenti del passato: siamo all’8,2% e non dovremmo scendere di molto di qui alla fine dell’anno, se proprio va bene al 7,9%.
L’ansia europea del presidente e della sua squadra sono evidenti: Obama ha appena inviato nell’Ue il segretario al Tesoro Timothy Geithner, uno che non farà di sicuro il secondo mandato, a chiedere ai leader dell’Unione di mettere in pratica le indicazioni del Vertice del G20 e le decisioni adottate dal Consiglio europeo di fine giugno. Che gli americani, se c’è una cosa che non capiscono, è proprio questa: per loro, uno decide una cosa e la fa; per gli europei, prima si decide una cosa e poi sui decide di farla –almeno, così sta avvenendo con le conclusioni del Vertice della Crescita-.
Parlando a New York, a una raccolta di fondi per la campagna, il presidente, informato da Geithner sull’andamento dei colloqui, dice: “L'Europa deve compiere azioni decisive: prima lo farà, meglio sarà… Continueremo ad avere venti contrari nei prossimi mesi…". Obama si dichiara convinto che "gli europei non lasceranno deragliare l'euro”, ma riconosce che “l’Europa è un problema” e aggiunge: "Spendo molto tempo cercando di lavorare" con loro e il segretario al Tesoro "sta facendo altrettanto”. Il confronto è tra come la sua Amministrazione e i leader dell’Unione hanno reagito alla crisi economica: "Nonostante la loro impopolarità, noi abbiamo preso misure decisive nel 2008 e nel 2009", evitando d’incappare nell'enorme problema che sta affliggendo non solo l'Europa, ma "l'intera economia globale"; "Se stabilizziamo l'Europa e ci riposizioniamo nell'istruzione, nella scienza, nell'energia e in altre aree come la riforma dell'immigrazione, allora non c'é motivo perché l'America non prosperi nei decenni a venire".
Mancano meno di 100 giorni ormai di qui al 6 novembre, l’Election Day negli Stati Uniti. Quel dì, gli americani andranno alle urne per eleggere il loro presidente, per rinnovare la Camera e un terzo del Senato e per scegliere decine di governatori, oltre che per una miriade di voti statali e locali e pure di referendum. Eppure, l’ora della scelta per la Casa Bianca pare lontanissima, sul calendario e anche nell’interesse dei media nazionali e internazionali. Conclusasi in aprile la competizione per la ‘nomination’ repubblicana, l’attenzione è calata. In Europa, c’è la crisi dell’euro; in Medio Oriente, c’è la repressione dell’insurrezione in Siria; e, ora, c’è l’estate e ci sono pure i Giochi di Londra, a distrarre giornali e opinione pubblica. Con la fine dell’estate, la campagna tornerà a concentrarsi sull’unico vero tema, l’economia ... .
Queste le date da segnarsi sull’agenda. La convention repubblicana si svolgerà dal 27 al 30 agosto, a Tampa Bay: l’assise designerà formalmente Romney candidato; e Chris Christie, governatore del New Jersey, pronuncerà il ‘keynote speech’, cioè l'intervento politicamente più importante, dopo quelli del candidato presidente e del suo vice, ancora da scegliere (proprio Christie è fra i papabili). La convention democratica si farà dal 3 al 6 settembre a Charlotte: qui, a presiedere la kermesse, sarà Antonio Villaraigosa, il sindaco di Los Angeles, di origini messicane; e il keynote speech toccherà a un altro sindaco ispanico, Julian Castro, 37 anni, di San Antonio (Texas), due scelte che sono un chiaro segnale di attenzione del candidato Obama per il voto dei 'latinos'.
I dibattiti, invece, sono in programma il 3 ottobre all'Università di Denver, in Colorado; l’11 ottobre, fra i vice-presidenti, al Centre College di Danville, nel Kentucky; il 16 ottobre all'Università di Hofstra a Hempstead, nello Stato di New York; e, infine, il 22 ottobre, all’Università di Lynn, a Boca Raton, in Florida, uno degli Stati decisivi per il risultato finale. Dopo, resteranno solo due settimane di campagna e di spot: i soldi rimasti in cassa, a quel punto, potrebbero essere determinanti nel rush finale.
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