Un
soldato accoltellato a Parigi; e subito scatta la caccia al nordafricano che
l’avrebbe aggredito. Il militare non è grave, ma l’episodio è troppo vicino al
massacro per strada a Londra di un soldato britannico, ad opera di due
connazionali convertiti all’Islam, per non fare sospettare un atto
d’emulazione. Ma l’aggressione potrebbe pure essere collegata all’intervento
francese in Mali del marzo scorso: le milizie legate ad al Qaida che stavano
avvicinandosi alla capitale Bamako sono state ricacciate nel nord del Paese e
nel Sahara.
L’aggressione
a Parigi è avvenuta poco prima delle 18.00. Il militare, che era di pattuglia
all’Arco della Defense a Parigi, in una zona di snodo tra la metro e l’area
commerciale, è stato colpito alla gola con un taglierino da un uomo che si è poi
dato alla fuga. Il soldato faceva parte della struttura di prevenzione del
terrorismo Vigipirate.
Testimoni
descrivono l’aggressore come un uomo d’origine nordafricana, sui 30 anni, barba
e giacca scura. Il presidente francese François Hollande, che è ad Addis Abeba
per il 50° anniversario della Lega Araba, ha subito condannato l’episodio, ma
non ha fatto nessuna ipotesi sulla matrice: “Seguiamo tutte le piste”, ha
detto. Secondo gli inquirenti, il ferito, soccorso da due commilitoni, ha perso
molto sangue, ma se la caverà.
Le
cronache del terrorismo si sono intensificate, nelle ultime settimane: seguono
la geografia delle guerre all’integralismo dall’Iraq all’Afghanistan fino al
Pakistan, qui con una forte componente di violenza politica, intorno alla
recenti elezioni; ma ripercorrono pure a ritroso gli scenari delle sfiorite
Primavere arabe; e da Boston a Londra e ora a Parigi riportano la minaccia
degli attentati nel cuore dell’Occidente, dentro Paesi e città già duramente
colpiti in passato.
L’allarme
terrorismo ha investito persino la finale di Champions disputata a Londra, a
Wembley: l’allerta è scattata in Germania, dove l’intelligence ha messo in
guardia le forze dell’ordine dal rischio di attentati davanti ai maxi-schermi –la
sfida coinvolgeva due squadre tedesche, il Bayern di Monaco e il Borussia di
Dortmund-. La sorveglianza è stata intensificata.
E
mentre il terrorismo inanella i suoi attacchi, il conflitto in Siria, che
polarizza tutte le tensioni del Grande Medio Oriente, appare al bivio: s’alza il libello dello
scontro militare, con il coinvolgimento crescente delle milizie ispirate da al
Qaida; e si fa più affannosa la ricerca d’una via d’uscita diplomatica, con una
soluzione di transizione.
Mettiamo
insieme i fatti salienti dell’ultima settimana. Sabato 25, ieri, in Pakistan, nel Punjab, un’esplosione in un deposito di
gas per autobus uccide almeno 17 bambini tra i 10 e i 12 anni e ne ferisce
molti altri: un incidente, o forse un sabotaggio.
Venerdì,
il 24, Kabul è teatro di una vera e
propria battaglia tra talebani e forze regolari e dell’Isaf: molti i morti sul
terreno, fra i feriti più gravi Barbara De Anna, una funzionaria dell’Onu che
ora lotta per la vita nell’ospedale americano di Ramstein in Germania.
Nei
giorni precedenti, una serie impressionante di attentati in Iraq, dove una decina di autobomba a Baghdad, a
Kirkuk, a Bassora e nel Nord, fanno oltre cento vittime e centinaia di feriti,
specie nei quartieri sciiti. E lunedì 20 due autobomba esplodono a Makhachkala
in Daghestan: provocano una decina di vittime. Terrorismo caucasico, affermano
le autorità.
Non
c’è un filo rosso evidente che collega i diversi episodi. Ma l’intensificarsi
degli attacchi mette in forse una percezione da tempo diffusa: che al Qaida non
abbia più la capacità di coordinare le iniziative delle sue cellule e che esse
agiscano in modo autonomo, quando ci riescono più che quando vogliono farlo.
E’
vero che i contesti locali sono estremamente diversi. E che l’Occidente appare
più esposto a minacce autoctone che esterne. Ma, per come è stata condotta in
questi 12 anni, e soprattutto per come venne impostata dall'Amministrazione
repubblicana di George W. Bush, la guerra dell’Occidente al terrorismo pare
avere generato più terrorismo di quanto ne abbia debellato.
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