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domenica 26 maggio 2013

Terrorismo: dopo Londra, soldato attaccato a Parigi, copy-cat e recrudescenza

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 26/05/2013

Un soldato accoltellato a Parigi; e subito scatta la caccia al nordafricano che l’avrebbe aggredito. Il militare non è grave, ma l’episodio è troppo vicino al massacro per strada a Londra di un soldato britannico, ad opera di due connazionali convertiti all’Islam, per non fare sospettare un atto d’emulazione. Ma l’aggressione potrebbe pure essere collegata all’intervento francese in Mali del marzo scorso: le milizie legate ad al Qaida che stavano avvicinandosi alla capitale Bamako sono state ricacciate nel nord del Paese e nel Sahara.

L’aggressione a Parigi è avvenuta poco prima delle 18.00. Il militare, che era di pattuglia all’Arco della Defense a Parigi, in una zona di snodo tra la metro e l’area commerciale, è stato colpito alla gola con un taglierino da un uomo che si è poi dato alla fuga. Il soldato faceva parte della struttura di prevenzione del terrorismo Vigipirate.

Testimoni descrivono l’aggressore come un uomo d’origine nordafricana, sui 30 anni, barba e giacca scura. Il presidente francese François Hollande, che è ad Addis Abeba per il 50° anniversario della Lega Araba, ha subito condannato l’episodio, ma non ha fatto nessuna ipotesi sulla matrice: “Seguiamo tutte le piste”, ha detto. Secondo gli inquirenti, il ferito, soccorso da due commilitoni, ha perso molto sangue, ma se la caverà.

Le cronache del terrorismo si sono intensificate, nelle ultime settimane: seguono la geografia delle guerre all’integralismo dall’Iraq all’Afghanistan fino al Pakistan, qui con una forte componente di violenza politica, intorno alla recenti elezioni; ma ripercorrono pure a ritroso gli scenari delle sfiorite Primavere arabe; e da Boston a Londra e ora a Parigi riportano la minaccia degli attentati nel cuore dell’Occidente, dentro Paesi e città già duramente colpiti in passato.

L’allarme terrorismo ha investito persino la finale di Champions disputata a Londra, a Wembley: l’allerta è scattata in Germania, dove l’intelligence ha messo in guardia le forze dell’ordine dal rischio di attentati davanti ai maxi-schermi –la sfida coinvolgeva due squadre tedesche, il Bayern di Monaco e il Borussia di Dortmund-. La sorveglianza è stata intensificata.

E mentre il terrorismo inanella i suoi attacchi, il conflitto in Siria, che polarizza tutte le tensioni del Grande Medio Oriente,  appare al bivio: s’alza il libello dello scontro militare, con il coinvolgimento crescente delle milizie ispirate da al Qaida; e si fa più affannosa la ricerca d’una via d’uscita diplomatica, con una soluzione di transizione.

Mettiamo insieme i fatti salienti dell’ultima settimana. Sabato 25, ieri, in Pakistan,  nel Punjab, un’esplosione in un deposito di gas per autobus uccide almeno 17 bambini tra i 10 e i 12 anni e ne ferisce molti altri: un incidente, o forse un sabotaggio.

Venerdì, il 24,  Kabul è teatro di una vera e propria battaglia tra talebani e forze regolari e dell’Isaf: molti i morti sul terreno, fra i feriti più gravi Barbara De Anna, una funzionaria dell’Onu che ora lotta per la vita nell’ospedale americano di Ramstein in Germania.

Nei giorni precedenti, una serie impressionante di attentati in Iraq,  dove una decina di autobomba a Baghdad, a Kirkuk, a Bassora e nel Nord, fanno oltre cento vittime e centinaia di feriti, specie nei quartieri sciiti. E lunedì 20 due autobomba esplodono a Makhachkala in Daghestan: provocano una decina di vittime. Terrorismo caucasico, affermano le autorità.



Non c’è un filo rosso evidente che collega i diversi episodi. Ma l’intensificarsi degli attacchi mette in forse una percezione da tempo diffusa: che al Qaida non abbia più la capacità di coordinare le iniziative delle sue cellule e che esse agiscano in modo autonomo, quando ci riescono più che quando vogliono farlo.

E’ vero che i contesti locali sono estremamente diversi. E che l’Occidente appare più esposto a minacce autoctone che esterne. Ma, per come è stata condotta in questi 12 anni, e soprattutto per come venne impostata dall'Amministrazione repubblicana di George W. Bush, la guerra dell’Occidente al terrorismo pare avere generato più terrorismo di quanto ne abbia debellato.

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