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mercoledì 22 maggio 2013

Ue: Vertice, accordo su fisco e energia, sul lavoro solo un calendario

Scritto per EurActiv il 22/05/2013

Da un Vertice straordinario, appena conclusosi, a un altro, appena convocato –ma subito declassato a livello di ministri del lavoro-. Passando per un Vertice di routine. Tre appuntamenti in 50 giorni sull’agenda dei leader dei 27, che mascherano, con la frequenza delle riunioni, la rarefazione e l’inconsistenza delle loro decisioni.

Oggi, a Bruxelles, il Consiglio europeo dell’esordio del premier italiano Enrico Letta è stato poco più che acqua fresca, anche se tutti i leader sono stati concordi nel darne giudizi positivi. E Letta ammette “l’emozione del battesimo”.

Le conclusioni, che erano già pronte e dovevano solo essere approvate, indicano l’intenzione d’accelerare la lotta all’evasione, adottando “entro la fine dell’anno” una direttiva sui risparmi, finora frenata da Austria e Lussemburgo, e d’avviare “il prima possibile” negoziati con la Svizzera: l’obiettivo è quello di condividere le informazioni sui depositi bancari e di fare emergere evasione, o elusione, fiscale per –dicono alcune stime- 500 miliardi di euro.

Il presidente della Commissione europea Manuel Barroso giudica gli impegni “poco espliciti”, mentre il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz crede possibile dimezzare l’evasione entro il 2020.

Sull’energia, l’altro tema di questo Vertice straordinario, i 27 hanno confermato l’impegno, già preso in un’analoga occasione nel 2011, di completare entro il 2014 il mercato unico del settore; e hanno pure fatto una cauta apertura allo sfruttamento del gas di scisto nell’Ue, chiedendo all’esecutivo comunitario di “valutare un ricorso più sistematico” alle “risorse energetiche locali”, verso uno “sfruttamento sicuro, sostenibile e redditizio nel rispetto delle scelte di mix energetico degli Stati membri”.

Il programma del Vertice prevedeva due ore di lavori e due ore sono state: l’inizio alle 15.00, preceduto da qualche bilaterale –Letta ha visto, in particolare, il lussemburghese Jean-Claude Juncker e il britannico David Cameron-; le conferenze stampa di chiusura poco dopo le 17.00; nessun intoppo. Con Cameron s’è parlato soprattutto di occupazione: la ricetta britannica è meno tasse alle imprese uguale più lavoro. Letta torna a casa con un sacco di appuntamenti: a fine maggio, il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy verrà a Roma –prevedibilmente dopo che la Commissione avrà sospeso il 29 maggio la procedura d’infrazione contro l’Italia-; poi, lui andrà a Londra.

Ai partner, Letta dice che la priorità dell’Ue deve essere il lavoro ai giovani. Ed ai giornalisti riferisce che la linea italiana “è stata accolta”: giudica “un buon inizio” il suo esordio; e considera “un buon accordo” quello scaturito; e definisce l’occupazione giovanile “una questione cruciale”, che sarà al centro del Vertice di fine giugno.

Mentre negli Stati Uniti il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke afferma che “la ripresa va aiutata” e s’impegna a non ridurre gli stimoli, a Bruxelles i leader dell’Ue s’accontentano di mettere a punto un calendario, ben sapendo che sarà difficile varare qualcosa di concreto e di sostanzioso per la crescita e l’occupazione prima delle elezioni tedesche il 22 settembre. La riunione dei ministri del lavoro dei 27 a Berlino, il 3 luglio, al di fuori di tutte le ortodossie comunitarie –la Germania non ha neppure la presidenza di turno del Consiglio dei Ministri dell’Ue-, servirà solo a confrontare le pratiche migliori per favorire l’occupazione giovanile (e di sicuro molte saranno tedesche).

Se non delude i mercati, che tanto non s’aspettavano nulla di più né di meglio, il surplace dell’Europa scoraggia il potenziale 29.o membro dell’Unione: l’Islanda, che s’è appena scelta un governo euro-scettico, decide lo stop ai negoziati per l’adesione e annuncia “un referendum sull’ingresso nell’Unione”. Lo stesso letta, del resto, riconosce: “L’Ue così non basta”.

Che per l’Italia, crescita e occupazione siano le massime priorità lo si capisce dai dati dell’Istat pubblicati oggi: 15 milioni gli italiani che patiscono un disagio economico, milioni i senza lavoro che in media lo cercano da 21 mesi e milioni i disoccupati sfiduciati, che non cercano più; il potere d’acquisto(- 4,8% da un anno all’altro)  non era mai stato così basso dagli Anni Novanta. E, nell’attesa delle risposte europee, il ministro del lavoro Enrico Giovannini, ex direttore dell’Istat, cerca risposte nazionali e apre il cantiere dei provvedimenti per i giovani per la riforma –di già- della legge Fornero: ci sono ipotesi di defiscalizzazione e di decontribuzione, ma tutto “dipende dalle risorse”. 

E quelle, almeno fin quando la Commissione non chiuderà la procedura d’infrazione, non ci sono. Letta, però, dice di non temere le “fibrillazioni della maggioranza” e spera di evitare “l’aumento dell’Iva”.

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