Scritto per il blog de Il Fatto Quotidiano il 10/04/2012
Sarà che è il centesimo anniversario (e gli anniversari, si sa, solleticano l’emulazione, anche dei disastri). Sarà che non c’è nulla di più universale che il ricordo di qualcosa che nessuno più ha né visto né vissuto – manco una foto: solo illustrazioni di fantasia e ricostruzioni documentarie o cinematografiche -, ma che tutti conoscono. Sarà che tutto va a picco, in questa primavera che di ripresa si parla solo, mentre il Pil va giù come il piombo e gli schettino di turno ci ripropongono dai mari della Terra echi timidi di quella tragedia: la Concordia al Giglio, l’Allegra nell’Oceano Indiano.
Sta di fatto che c’è voglia, o paura?, di Titanic, adesso che gli iceberg non sono più quelli di una volta, causa riscaldamento globale, e che le navi non viaggiano a vista, ma con il radar. Lo dimostrano gli incassi del film di James Cameron che 15 anni or sono fu un successo planetario e che oggi, riconfezionato in 3d, conquista il primato degli incassi nel week-end di Pasqua, esibendo l’ormai improbabile freschezza di Leonardo Di Caprio e Kate Winslet.
E lo testimoniano quei 1.309 passeggeri della Balmoral, la nave da crociera salpata l’8 aprile, a Pasqua, dal porto inglese di Southampton e che ora, dopo una sosta in Irlanda, sta solcando l’Atlantico lungo la rotta del transatlantico ‘inaffondabile’ inabissatosi nel viaggio inaugurale, perenne monito all’umana ‘ubris’. Una carnevalata, questa crociera, con passeggeri in abiti d’epoca. Ma anche un pellegrinaggio,almeno per alcuni discendenti delle vittime di quel naufragio, la notte tra il 14 e il 15 aprile 1912, 2.223 persone a bordo (oltre 800 i membri dell’equipaggio), 1.517 le vite perdute dopo la collisione con un iceberg. Il viaggio del ricordo ha un tocco dell’antica ‘maledizione’: ritardi in partenza per il mare mosso, mentre quello di allora era un olio mai visto; e pure il contrattempo di un’inversione di rotta per il malore d’un passeggero.
La crociera commemorativa è stata organizzata da Miles Morgan, i biglietti erano tutti venduti da due anni (la voglia di Titanic, dunque, è una costante dell’umanità), a prezzi tra i 3.390 e i 7.265 euro –altro che quello che pagarono allora i disperati della terza classe-. Un viaggio preparato –assicurano gli organizzatori- in modo meticoloso perché sia “il più autentico possibile”: tutto come allora, i piatti del menù dell’epoca e l’orchestrina ispirata a quella che suonò –riferiscono le cronache, o è solo una leggenda- sul ponte fino all’inabissamento …
Tutto come allora, tranne l’impatto con l’iceberg alle 23.40 del 14 aprile: ci sarà un momento di raccoglimento sul luogo esatto della collisione. E ce ne sarà un altro alle 02.20 del 15 aprile, l’ora in cui il Titanic sparì nell’oceano. Poi i ‘sopravvissuti’ della Balmoral proseguiranno per New York, dove l’ ‘inaffondabile’ non arrivò mai: un modo, forse, per esorcizzare la paura di un 2012 ‘titanico’.
mercoledì 11 aprile 2012
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