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sabato 7 aprile 2012

Usa: pena di morte, schizofrenia d'America tra Stati e Stato

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 07/04/2012

Schizofrenia americana sulla pena di morte: sempre più Stati dell’Unione decidono, o progettano, d’abolirla, mentre il potere federale riesuma, dieci anni dopo, un mostro giuridico dell’Amministrazione Bush, del resto mai attuato, per processare e condannare a morte cinque presunti terroristi di al Qaida sospettati di avere ordito gli attacchi dell’11 Settembre 2001. I cinque sono detenuti nella prigione vergogna di Guantanamo, che Barack Obama, prima d’essere eletto presidente, s’era impegnato a chiudere.

Attualmente 16 dei 50 Stati dell’Unione non hanno la pena di morte: un terzo circa. Dei 34 che l’hanno, solo alcuni la praticano in modo sistematico. Il Connecticut, nel New England, s’appresta ad abolirla, dopo che il Senato statale ha detto sì con 20 voti a favore e 16 contrari. Dopo Pasqua, dovrà pronunciarsi la Camera, il cui sì è scontato, come la firma del governatore Daniel Malloy. Le condanne capitali saranno sostituite da ergastoli senza possibilità di sconti. E la sorte degli 11 detenuti in attesa d’esecuzione resta in bilico: in teoria, potrebbero ancora passare dal braccio della morte al lettino del boia.

Il Connecticut sarà così il quinto Stato a cancellare la pena capitale negli ultimi cinque anni, dopo i vicini New York e New Jersey, l’Illinois di Obama e il New Mexico. E la lista si potrebbe presto allungare, come informa il Death Penalty Information Center, con Stati anche del Sud e del Centro, il Kentucky e il Kansas. Ma l’attenzione è concentrata soprattutto sulla California, lo Stato più popoloso dell’Unione, dove l’abolizione sarà oggetto di referendum il 6 novembre, il giorno delle elezioni presidenziali, Il Golden State è da poco uscito da una moratoria di quattro anni nell’applicazione delle sentenze capitali, conclusasi nel 2010.

Con la California, dopo New York, fra gli Stati ‘abolizionisti’, la pena di morte s’avvierebbe, così, a essere minoritaria negli Stati Uniti e a restare retaggio del Sud e del Far West, lungo l’arco di quella ‘cintura della Bibbia’ che dovrebbe ispirarsi ai valori cristiani, ma che è invece forcaiola come i suoi ‘campioni’ politici Rick Santorum e Newt Gingrich, che difendono i valori della vita in modo selettivo.

Eppure, l’America federale del democratico Obama si muove in senso contrario: in settimana, il Pentagono ha deciso di incriminare formalmente cinque presunti terroristi che avrebbero avuto un ruolo negli attentati dell’11 Settembre 2001, costati la vita a 2.976 persone. Tra essi, c’è l’uomo ritenuto la mente della strage ideata da Osama bin Laden, Khalid Sheikh Mohammed. I cinque sono rinchiusi nella base di Guantanamo, in una struttura speciale chiamata 'Camp 7'.

A giudicarli, non sarà un tribunale normale, perché non c’è stato modo d’individuare una corte adeguata e competente né territorialmente né giuridicamente, ma una commissione militare, cui aveva già pensato l’Amministrazione Bush, che avrà il potere di condannarli a morte. E davanti al boia potrebbe pure finire il sergente americano Robert Bales, responsabile senz’ombra di dubbio della recente strage di 17 civili afghani. Ma per lui non ci sarà bisogno d’inventarsi nulla: basterà una buona vecchia Corte marziale.

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