Intervista a EurActiv.it pubblicata il 29/03. Altre parti il 30/03 e lo 01/04
“Le cose sono migliori di quello che parevano” e di quello che viene spesso presentato dai media: Fabrizio Barca, economista, ministro per la coesione territoriale, ha, fra le sue responsabilità, il rilancio della rinascita dell’Aquila dopo il terremoto del 2009. E’ stato nella città ferita; considera la ricostruzione “non bloccata, ma rallentata”; ha incontrato autorità, esperti, almeno 400 cittadini in un momento “di scontro e di confronto” collettivo. E ne è uscito rafforzato nella sua convinzione che “i momenti di conflitto incentivano l’innovazione”: “Conflitto – innovazione – sviluppo: questa è la catena magica”, dice e argomenta in questa intervista a EurActiv.it, in cui parla dell’Aquila e di molti altri temi.
Le cose sono migliori di quello che parevano “nei numeri, nelle procedure di ricostruzione delle periferie, nella quantità di macerie rimosse”. Tanto per cominciare, buona parte dei numeri che circolano non sono veri: “E’ probabilmente colpa di tutti noi, che non abbiamo neanche saputo dare quei pochi che ci stavano. Il vuoto informativo è parte del problema: se io ho delle ambizioni, alte o basse che siano, e non le traduco in numeri e non le monitoro e non ne racconto nulla agli italiani che ci hanno messo sopra 10,7 miliardi di euro, per fare loro capire che cosa ne è di quei soldi e dove vengono spesi, io sto deludendo gli italiani che hanno scommesso sull’Aquila e non sto dando agli abitanti della città strumenti per dire ‘questo va bene’ e ‘questo va male’”.
In primo luogo, chiarisce il ministro, “come mostrano le migliori ricostruzioni” post-terremoto, “e il nostro Paese ne ha tante, dal Friuli alle Marche e all’Umbria, ricostruire è molto difficile e molto lungo”. In secondo luogo, “questo sisma è molto più complicato dei precedenti perché tocca per la prima volta, dai tempi di Messina e Reggio Calabria, una città che al tempo stesso è grande, è un centro culturale ed è la capitale istituzionale di una regione”. Per di più, il terremoto non l’abbatte completamente: “Quindi, ai problemi già enormi, si somma il dovere di ricostruzione di tutto quello che è salvabile”.
La somma di queste circostanze, osserva Barca, rende “più complessa” la decisione “tra la ricostruzione del ‘tutto com’era’ ovvero la rifondazione, o comunque il cambiamento, il rinnovamento, l’ammodernamento, puntando sulla città innovativa”. Su questo quadro oggettivo s’è poi sovrapposta, “dopo una prima straordinaria fase dove, indipendentemente dal giudizio sulle scelte compiute, la guida era molto decisa, così che la fase d’emergenza di ricostruzione delle prime abitazioni temporanee è stata condotta con vigore, una fase dove il livello di coesione nazionale era meno alto e dove pure il livello di attenzione nazionale si è stemperato”. E così s’è anche “stemperato il disegno di che cosa dovesse essere fatto, si è stemperato il dibattito, si è stemperato il confronto, che era stato molto vivace”.
Oggi, il clima di vivacità e di mobilitazione dell’estate 2009 appare recuperato. Il 23 marzo, il presidente del Consiglio Mario Monti ha firmato la nuova ordinanza sulla ricostruzione dell'Aquila, che prevede un impegno di spesa di 187,5 milioni di euro. E, lo stesso giorno, il Cipe ha sostenuto finanziariamente il rinnovato impegno per la ricostruzione post-terremoto del capoluogo e del suo territorio. Preso atto della relazione del ministro Barca, il Comitato ha assegnato circa 540 milioni di euro per la riparazione e ricostruzione del patrimonio abitativo danneggiato e altri 168 milioni di euro per il finanziamento degli interventi di ripristino di immobili pubblici danneggiati. “Una fase culturalmente vivace parte e poi entra in ibernazione –osserva Barca-; e ora riparte” con la forza dei giorni dell’emergenza.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento