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mercoledì 18 aprile 2012

Francia: elezioni, Grandi Ue tifano Sarkò, boicottano Hollande

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 18/04/2012

A denunciare il complotto ‘anti-Hollande’ dei leader europei, era stato, il mese scorso, il settimanale tedesco Der Spiegel: i capi di Stato o di governo conservatori dei Paesi Ue avrebbero convenuto di non ricevere, durante la campagna elettorale, il candidato socialista. Imbarazzati dalle polemiche suscitate dall’ipotesi dell’esistenza di un fronte europeo per le elezioni presidenziali in Francia, i leader chiamati in causa avevano tutti smentito di essersi coalizzati, seppur tacitamente, per boicottare colui che potrebbe divenire il 6 maggio il loro interlocutore nei Consigli europei. E le fonti di Palazzo Chigi avevano bollato come “una fantasia totale” l’articolo tedesco. Di fatto, però, Hollande non l’ha ricevuto nessuno.

Ma nessuno dei presunti ‘carbonari’ ha negato le proprie affinità con il presidente francese in esercizio Nicolas Sarkozy, a caccia di un rinnovo del mandato. Il premier britannico David Cameron ha augurato “buona fortuna” all’inquilino dell’Eliseo, già dimentico dello screzio al Vertice europeo del 30 gennaio, quando i due s’erano incrociati a riunione conclusa e il francese non aveva stretto la mano tesagli dall’inglese. Cameron ha pure spiegato che “non è consuetudine vedere i candidati durante la campagna” (ma il suo predecessore Tony Blair, un laburista, per quanto anomalo, ricevette Sarkozy prima delle elezioni del 2007).

I portavoce della cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha pubblicamente appoggiato Sarkozy e s’è rifiutata d’incontrare Hollande, hanno ricordato che il candidato socialista era stato in Germania nel 2011 ed aveva dato il proprio sostegno all’opposizione social-democratica, auspicando “un nuovo governo” dopo il voto tedesco del 2013: insomma, occhio per occhio, dente per dente. Quanto al capo del governo spagnolo Mariano Rajoy, una sua dichiarazione è stata d’un candore disarmante: “Tutti sanno chi io voglia che vinca le elezioni in Francia, perché militiamo nello stesso partito”, quel Partito popolare europeo dove, con Sarkozy e Rajoy, c’è pure la Merkel. Monti no, anche perché lui, finora, in un partito non ci sta; ma ha già dimostrato, con la sua lettera sul completamento del mercato unico, di sapere andare d’accordo con conservatori e liberali di tutta Europa, in due parole con i liberisti e i mercantilisti.

A scandalizzare, o almeno a preoccupare, i Grandi europei, sarebbe stata l’intenzione manifesta di Hollande di rinegoziare, se eletto, il Patto di Bilancio appena concluso e in corso di ratifica, per integrarlo con misure che favoriscano la crescita: il Patto è considerato una pietra angolare del salvataggio della zona euro e ridiscuterne potrebbe equivalere a riaprire il vaso di Pandora. “Ma come – debbono essersi detti la Merkel e Monti-, abbiamo fatto tanta fatica per arrivarci e quello vuole subito smontarcelo?”. Se la molla fosse solo questa, però, Rajoy, che ha già detto che quel Patto la sua Spagna non potrà rispettarlo, e Cameron, che se n’è addirittura tenuto fuori, non sarebbero della ‘combine’ anti-Hollande. Negata, del resto, e non poteva essere diversamente, dallo stesso Sarkozy: “Mai parlato del mio avversario con i leader europei”, il complotto non esiste.

C’è pure il fattore continuità, per cui –come ha spiegato all’Afp il ricercatore britannico Maurice Fraser, dell’istituto Chatam House- “il presidente in carica beneficia sempre, nell’opinione generale, di un vantaggio di credibilità, perché ha dalla sua l’esperienza” e, forse, soprattutto il fatto di essere ormai noto ai partner: “Meglio il diavolo che già conosci”, recita un detto anglosassone. Un fattore, questo, che può giustificare un’inclinazione ‘pro Sarkozy’ dell’Amministrazione americana di Barack Obama, che in quanto democratico dovrebbe non essere ostile a Hollande. Il candidato socialista, dal canto suo, fa spallucce: il presidente lo scelgono i cittadini francesi, mica i leader stranieri; e, una volta che un presidente è eletto, i suoi nuovi ‘pari’ s’affrettano a mandare messaggi di congratulazioni e a organizzare la collaborazione.

Da questo punto di vista, conta di più, rispetto alle dichiarazioni di voto di Angela e Mario, David e Mariano, quella di Jacques, soprattutto se si tratta dell'ex presidente francese Chirac: lui e la sua famiglia voteranno Hollande, afferma il quotidiano Le Parisien."Voterò Hollande", avrebbe detto e ripetuto Chirac, davanti alle telecamere nella Correze, il dipartimento di cui è originario, nel centro della Francia. Claude, la figlia, avrebbe persino pranzato con la giornalista Valerie Trierweiler, la compagna del candidato socialista. E diversi collaboratori dell’ex presidente erano al comizio di Hollande domenica a Vincennes.Del clan Chirac, solo la moglie, Bernadette, continuerebbe a preferire Sarkozy.

Se la freddezza verso Hollande di popolari e conservatori non può stupire, ci si potrebbe piuttosto interrogare sul sostegno relativamente tiepido dei socialisti europei all’anti-Sarkozy. Come si può osservare che la Merkel, profittando dell’eclissi elettorale dell’ ‘amichetto’ francese, s’è portata avanti con proposte d’avanzamento istituzionale dell’integrazione europea, come l’elezione a suffragio universale del presidente della Commissione europea. In attesa di sapere se dovrà discuterne con Nicolas o con François.

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