Scritto per il blog de Il Fatto Quotidiano il 17/02/2012, altra versione su euractiv.it
Ci sono giorni che anche le costruzioni più solide paiono sul punto di venire giù come castelli di carte. E, se è un venerdì 17, pure a una che nasce nel Meclemburgo qualche pensiero scaramantico dovrà ben venire. Nel giro di poche ore, la cancelliera tedesca Angela Merkel deve registrare le dimissioni del capo dello Stato da lei imposto neppure due anni or sono, Christian Wulff, accusato di corruzione, e gestire il dissenso, ufficialmente negato, con il suo ministro dell’economia Wolfgang Schauble sull’atteggiamento da tenere verso la Grecia.
Così, il momento più facile del ‘venerdì orribile’ di Angela la cancelliera è la telefonata a tre, pur delicata, col presidente del Consiglio italiano Mario Monti e il premier greco Lucas Papademos. A fine colloquio, “dettagliato e condotto con spirito costruttivo”, recita una nota diffusa da Palazzo Chigi, i tre leader “sono fiduciosi che lunedì l'Eurogruppo possa raggiungere l'accordo sulla Grecia".
Dopo Horst Koehler, Wulff è il secondo presidente tedesco che si brucia senza portare a termine il mandato, da quando Angela è a capo del governo, manco la Germania fosse una Repubblica delle Banane. La vicenda getta un’ombra sulla leadership politica della cancelliera, mentre Schauble pare contestarne la visione europea ed economica.
Adesso, più che con Papademos e i partner dell’Ue, la Merkel dovrebbe dunque vedersela con Schauble, che, secondo la Sueddeutsche Zeitung, propende per una dichiarazione d’insolvenza formale da parte di Atene, mentre la cancelliera, e con lei una grossa fetta dell’Unione europea, considera un default della Grecia un'eventualità troppo rischiosa.
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