Scritto per Il Fatto Quotidiano del 03/02/2012
I toni sono cortesi, ma la sostanza è dura: le Autorità per la protezione dei dati e la tutela della privacy di molti Paesi dell’Unione europea hanno riserve sulle proposte presentate la scorsa settimana dalla Commissione di Bruxelles, un regolamento e una bozza di direttiva, il primo intervento normativo europeo in materia dal 1995 -17 anni fa, quando la rete era molto meno diffusa e invasiva-. Francesco Pizzetti, il garante italiano, anima il fronte della critica nei contenuti all’iniziativa dell’Esecutivo dell’Ue, pur nel contesto “di un generale apprezzamento positivo”.
Per la rete, è un momento di allarmi, in Italia, in Europa, negli Usa, globali. Da noi, il dibattito sulle proposte di Bruxelles s’intreccia con le polemiche sul ‘bavaglio al web’, che un emendamento leghista voleva inserire nella Legge Comunitaria 2011: alla fine, l'ipotesi che gli hosting provider dovessero eliminare o rendere inaccessibile qualunque contenuto ospitato sui loro server su richiesta di un qualunque soggetto interessato è stata cancellata.
Negli Stati Uniti, Camera e Senato, sommersi da proteste e critiche, hanno frenato l’esame di provvedimenti dalle buffe sigle (Sopa e Pipa) che sanno di censura in rete. E, a livello globale, suscita reazioni contrastanti l'accordo multilaterale contro la contraffazione e la pirateria (in inglese Acta, acronimo di Anti-counterfeiting trade agreement), in discussione da molti anni, ma ora giunto al punto d’arrivo.
Delle proposte europee, il garante Pizzetti aveva subito rilevato che "rispondono ai cambiamenti già avvenuti, ma rischiano di non essere sufficientemente flessibili per intervenire sui processi di cambiamento futuri". E’ "una normativa molto dettagliata che fa tesoro dell’esperienza accumulata. Attualmente –osserva però Pizzetti-, conta molto il contesto internazionale: da questo punto di vista una normativa così minuziosa può rappresentare un potenziale ostacolo a forme di accordo internazionali".
Da un incontro fra la Commissione e il comitato delle Autorità nazionali, è emerso che le riserve di Pizzetti trovano larga eco: Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Lussemburgo e altri Paesi le condividono.“Non mettiamo la polvere sotto il tappeto”, è stato l’invito di Pizzetti, ieri, a un incontro confronto organizzato dalla rappresentanza in Italia dell’Esecutivo.
Di varia natura rilievi e obiezioni: da una parte, le Autorità non sono inclini a cedere poteri alla Commissione, anche sulla base di motivate considerazioni giuridiche (e sospettano Bruxelles di mirare a una gestione autocratica); dall'altra, osservano che fare regole europee, e farle per di più rigide, dove la materia è globale, e cangiante, può risultare alla meglio inutile e alla peggio controproducente. C’è, cioè, il rischio di costruire una ‘fortezza Europa’, per di più sapendola fin dall’inizio destinata a cadere (o, comunque, a non servire).
I negoziati nel Consiglio dei Ministri dell’Ue e nel Parlamento europeo andranno avanti a lungo. E, all’interno dell’Esecutivo, vi sono posizioni dialettiche: Neelie Kroes, olandese, responsabile dell’agenda informatica, è più sensibile all’internazionalizzazione della materia di Viviane Reding, lussemburghese, responsabile della Giustizia, titolare del dossier. E le nuove regole, se va bene, scatteranno fra due anni, quando l'evoluzione della tecnologia potrebbe già averle rese obsolete.
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