Scritto per il blog de Il Fatto Quotidiano il 06/02/2012
Ci sono (piccole) soddisfazioni che ti ricompensano di (grandi) fatiche. Lunedì mattina, dopo il week-end della “grande neve a Roma”: incontri sul portone il vicino del piano di sopra, un sorriso e il complimento, “Ha spalato lei la neve ieri, vero? Si vede: il nostro e’ il marciapiede meglio pulito della strada”. E tu ti senti beato, senza neppure stare a chiederti perché a spalare non ci sia messo pure lui.
In fondo, già domenica non t’era dispiaciuto quell’esercizio, naturale per chi ha abitato a lungo in posti dove la neve cade abbondante ogni inverno. A Washington, e ovunque negli Usa, i cittadini sanno che, finita la nevicata, devono liberare il marciapiede davanti alla loro abitazione: se non lo fai, ti becchi la multa e resti bollato con un marchio d’infamia nel quartiere, oltre a rischiare cause per risarcimento da chi scivola e cade sul ghiaccio del tuo marciapiede.
E, così, dopo la neve, tutti a spalare, in un clima di solidarietà fra vicini: ci si presta gli attrezzi, si chiacchiera di sport nelle pause (purtroppo, ti tocca parlare del Super-Bowl, invece che del rigore solare –l’aggettivo è climatico- negato alla Juventus). Spalare è un esercizio che stimola la partecipazione, anche a Roma: domenica, passanti che incoraggiano e padroni di cani che sospingono in là i loro quadrupedi perché rispettino il marciapiede appena liberato.
Certo, qui mancano gli attrezzi adatti e ci s’arrangia un po’: scope come badili e niente carriole. Del resto, una nevicata così arriva una volta ogni generazione: logico che uno non abbia in casa nel centro pale e carriole; così come è logico che il Comune sia meno attrezzato di Ottawa contro l’ ‘emergenza inverno’. Credo che tutti siano disposti ad accettarlo e a convenirne: giudicheremmo uno spreco se Roma disponesse d’una flotta di mezzi anti-neve, da tenere in efficienza per usarli del tutto saltuariamente. E, almeno in città, i disagi sono stati, in fondo, limitati e comunque contenibili con comportamenti personali appropriati e prudenti.
Ma allora perché trasformare un’occasione di solidarietà in un momento di rissa? La neve, qui, viene troppo di rado perché ci si possa contare per un corso annuo di educazione civica. Ma non si perde un pretesto, quali che siano i livelli di responsabilità, per esercitare la mancanza d’educazione, non solo civica, di chi gioca sempre e solo allo scarica barile. C’è sempre un altro da additare; e “il dottore è sempre fuori stanza” (e state tranquilli che non è mai a spalare).
lunedì 6 febbraio 2012
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento