Scritto per Il Fatto Quotidiano del 02/02/2012
Mitt Romney vince e ci ricasca. Il battistrada repubblicano non è più preciso come un metronomo e, soprattutto, non è più a tenuta di gaffe: aveva già ‘sbarellato’ una volta, dicendo che a lui “piace licenziare” –e gli elettori repubblicani, almeno quelli della Florida, gliel’hanno perdonata-; e, ora, dopo avere incamerato successo e delegati alla convention, 50 tutti in una volta, dichiara alla Cnn
di “non essere preoccupato per i poveri” d’America, perché “loro hanno una rete di protezione”, e neppure per i ricchi –bontà sua-, ma di volersi concentrare “su come aiutare il ceto medio”.
Ora, è vero che negli Usa i più poveri spesso non vanno a votare (e che, se ci vanno, rarissimamente votano repubblicano). Ma Romney quella dichiarazione a rischio boomerang poteva evitarsela: avrà anche un nuovo allenatore per i dibattiti, Brett O’Donnell, di cui si dicono meraviglie, ma gli serve pure un allenatore per le interviste. E non è stato un lapsus: l’ha detto e l’ha ripetuto, i poveri sono poveri, crisi o non crisi, mentre la recessione è sentita soprattutto dalla classe media. Ecco un brano delle sue dichiarazioni: “Sono preoccupato per il cuore dell’America, quel 90-95% di cittadini che in questo momento stanno lottando”; mentre “sono fiducioso che buoni pasto, buoni alloggio, programmi Medicaid e altre forme di assistenza siano in grado di tenere a galla i più poveri”. Insomma, a loro basta la carità, sia pure di Stato.
E’ vero che anche il presidente Barack Obama imposta la sua campagna sulla classe media, puntando ad esempio su una riforma fiscale che non la penalizzi rispetto ai più ricchi e a chi guadagna non lavorando ma speculando. Però, resta l’impressione che Romney sia di nuovo inciampato nelle sue parole, proprio nel giorno in cui i risultati delle primarie in Florida lo rilanciano in testa, dopo la battuta d’arresto nella South Carolina, anche se non gli consegnano ancora la nomination.
Il mormone milionario vince a mani basse (il 46% dei suffragi), ma la partita non è ancora vinta: ‘penna bianca’ Newt Gingrich finisce staccato di 14 punti, ma, se si sommano ai suoi voti quelli dell’integralista cattolico Rick Santorum (13%), fa praticamente match pari. L’operazione non è cervellotica: Santorum, ex senatore, ultra-conservatore, vincitore a sorpresa nello Iowa il 3 gennaio, può essere al passo dell’addio, dopo avere infilato da allora solo risultati deludenti. Dal Nevada, dove si vota sabato, commenta: “L’America vuole vedere la sconfitta di Obama”; un messaggio d’unione repubblicana che può preludere all’uscita di scena. E i suoi voti, e i suoi delegati, andranno a Gingrich, cui ha finora conteso le aree ultra-conservatrice religiosa e populista-qualunquista del Tea Party.
Il duello tra Romney e Gingrich andrà di sicuro avanti almeno fino al Super-Martedì del 6 marzo, quando si voterà in una dozzina di Stati, fra cui il Texas –di qui ad allora, ci sono Nevada, Maine, Colorado, Minnesota, Arizona e Michigan-. Ron Paul, il campione libertario, resterà probabilmente in gara fino in fondo: una testimonianza, la sua, senza speranze di successo.
L’elettorato repubblicano appare volatile. South Carolina e Florida hanno dato risultati rovesciati: là, Gingrich avanti a valanga; qui Romney. Ma, avanti in voti e delegati –ancora pochi, sui 1144 necessari per avere l’investitura dalla convention di Tampa a fine agosto-, l’ex governatore ha pure pieni i forzieri: finora, ha incassato quasi 48 milioni di dollari e non ha debiti. Gingrich ha accumulato molto meno e ha un unico ‘mecenate’, il re dei casinò di Las Vegas Sheldon Adelson. Solo Obama è più ricco di fondi: non per nulla è di buon umore e, rivela la moglie Michelle, “adora cantare”, mentre lui assicura di “essere più determinato che mai, più che nel 2008”.
L’ultimo segnale di giornata lo manda il Secret Service. Il servizio di sicurezza che protegge il presidente Usa tutela, da oggi, Romney: l’ha chiesto lui stesso, ma l’ha ottenuto. Gingrich e gli altri devono badarsi da soli. Un atto di prudenza, ma anche l’indice che il Secret Service un po’ ci punta, su Romney candidato; e che, magari, qualche esaltato lo sta puntando.
giovedì 2 febbraio 2012
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