Scritto per Il Fatto Quotidiano del 24/05/2012
E’ la Grecia a spaventare l’Europa, che si prepara al peggio, cioè all’uscita di Atene dall’euro? O è l’Unione a intimidire i greci?, lanciando loro messaggi tracotanti: “Se volete andarvene, fatti vostri. Noi siamo pronti e, per noi, non cambierà nulla, o quasi”. In un clima di ansie e di ricatti, Alexis Tsipras, leader di Syriza, il partito di sinistra radicale contrario ai piani d’austerità imposti dall’Ue alla Grecia, dato per favorito dai sondaggi nel voto bis del 17 giugno, prova a tranquillizzare partner e mercati: indossa l’abito buono, attenua la retorica euroscettica e va a Parigi e a Berlino ad affermare che la vittoria elettorale del suo partito non significherà l’uscita della Grecia dall’euro. “Anzi –dice-, noi ci resteremo”. Una promessa?, o una minaccia? Perché bisogna vedere a che condizioni: se Syriza va al potere e denuncia gli impegni assunti dal governo Papademos con i creditori, rifiutandosi di pagare i debiti, l’Ue smetterà di versare gli aiuti di cui la Grecia ha un bisogno vitale. E lo scenario d’instabilità nell’eurozona potrebbe rivelarsi inevitabile, anche se Tsipras non lo volesse, con conseguenze difficilmente calcolabili e il rischio di un effetto domino.
Nel suo giro di contatti europei, a Parigi e a Berlino, il leader di Syriza non ha però visto gli uomini che contano, in questo momento. A Parigi, ha avuto un incontro e ha fatto una conferenza stampa con Jean-Luc Mélenchon, leader della sinistra radicale francese, uno dei protagonisti della prima fase delle presidenziali, ma oggi un comprimario della politica. E a Berlino è stato ospite del partito di sinistra, la Linke, che, nelle ultime elezioni regionali, ha collezionato insuccessi seriali, perché la fiaccola della protesta è ormai passata dai nostalgici ai ‘grillini’ dei Piraten. A Tsipras, che ora intende incontrare la sinistra italiana –ma quale?-, non hanno dato spago né il presidente Hollande né la cancelliera Merkel e neppure esponenti dei loro governi: tenuto al bando, ufficialmente, non perché ‘untore di sinistra’, portatore dei germi della ribellione al rigore, ma perché solo capo di partito senza cariche nel suo Paese.
Dove, del resto, la tensione resta alta. Martedì sera, i neo-nazisti hanno provocato incidenti a Patrasso, l’attracco dei traghetti per l’Italia, nell’Ovest della Grecia. Teatro degli scontri proprio il quartiere del porto dove, sabato, un cittadino greco di 29 anni era stato assassinato da tre immigrati di nazionalità afgana. Elementi del movimento d’estrema destra Alba Dorata, che il 6 maggio ha avuto il 7% dei suffragi e 21 parlamentari, hanno assediato immigrati terrorizzati, lanciando sassi contro i poliziotti che cercavano di allontanarli. Ci sono stati contusi e fermi.
In giro per l’Europa, Tsipras ha insistito sulla volontà di Syriza di mantenere la Grecia nell’euro, ma ha pure sottolineato la sovranità della Grecia, prendendosela con la Merkel, cui –ha detto- “non spetta di decidere se i greci debbano, o meno, pronunciarsi con un referendum sulla permanenza nell’euro –un riferimento al suggerimento che la cancelliera avrebbe dato la scorsa settimana al presidente greco-. Il giovane leader –ha 37 anni- ha fatto appello "alla solidarietà del popolo tedesco" per trovare "evitare la catastrofe insieme". Ma l’alleato bavarese della Merkel, Alexander Dobrindt, responsabile della Csu, gli risponde, sulla Bild, con una citazione felliniama: “L’Europa non è posto da ‘dolce vita’ in economia. Se in Grecia vincono i comunisti o i radicali l'uscita del Paese dalla moneta unica sarà inevitabile", perché "l'Europa deve restare un club di Paesi efficienti e dall’economia forte".
Tsipras si definisce “un profondo europeista”, ma denuncia la "medicina completamente sbagliata” somministrata: "Se il paziente non guarisce il rischio è il contagio", specie –dice- per l’Italia. Ma l’economista britannico d’origine cipriota Christopher Pissarides, un premio nobel, lo smentisce: le probabilità che Atene resti nell'euro sono più del 50%, ma una sua uscita non metterebbe in pericolo Italia e Spagna.
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