Scritto per Euractiv lo 07/05/2012. Altra versione su L'Indro
L’Unione europea esce dalla domenica del voto sulla crisi, in Francia, in Grecia, in un land tedesco, in quasi mille comuni italiani, incerta tra la speranza di poter ora imboccare la via della crescita e l’incubo di dover invece ripiombare nelle ansie per l’euro. La Francia è la speranza. La Grecia è l’incubo. E il premier italiano Mario Monti è fra i primi a mettersi al lavoro perché le speranze si concretizzino e l’incubo svanisca.
Il problema per l’Unione non è l’ingresso all’Eliseo del socialista François Hollande, che ne caccia il centrista Nicolas Sarkozy, ma la friabilità e l’instabilità del quadro politico greco uscito dalle urne: nel Parlamento di Atene, non c’è una maggioranza a favore del piano di rigore del governo uscente del ‘tecnico’ Luca Papademos.
Nell’Ue, l’incognità è, dunque, più greca che francese. Hollande rappresenta la speranza di quanti vogliono che l’Europa, per uscire dalla crisi, non si identifichi solo con il rigore, che pure è necessario, ma punti anche (e ora soprattutto) alla crescita. Il caos greco, però, con l’avanzata, a destra e a sinistra, di estremismi euro-scettici e nazional-sociali, compromette la stabilità dell’euro, preoccupa i mercati e getta un’ombra sulle prospettive di rilancio dell’eurozona: borse deboli ed euro ai minimi sul dollaro da febbraio sono le risposte della finanza mondiale.
Appena sono stati chiari i risultati, il premier Monti ha chiamato i leader di Francia, Germania e Gran Bretagna, per valutare insieme le conseguenze e le prospettive delle presidenziali in Francia e delle politiche in Grecia, “in particolare ai fini della crescita”, che il governo italiano pone “al centro dell’agenda europea”. Monti ha parlato con il neo-presidente Hollande, con la cancelliera Angela Merkel, con il premier David Cameron.
I voti di domenica sono stati le ennesime sanzioni dei cittadini europei ai governi che hanno gestito la crisi con misure magari necessarie -gli strumenti dell’austerità-, ma incapaci d’innescare crescita e occupazione: sono stati chiesti sacrifici senza indicare l’obiettivo da conseguire con essi. Monti, che ha telefonato pure al presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, sollecita ora iniziative in tal senso.
La Francia di Hollande dichiara di volere “giocare il gioco” della crescita e dell’occupazione: c’è chi, come Monti, se ne rallegra pragmaticamente, perché trova una spalla che conta nell’esercitare pressioni in tal senso sulla cancelliera Merkel; ma c’è pure chi, in una logica europeista federalista del ‘tutto subito’, invita il neo-presidente francese a pigiare sull’acceleratore dell’integrazione.
Ma l’esito della consultazione in Grecia, con la frammentazione e l’estremizzazione del Parlamento, desta interrogativi sulla tenuta del piano di salvataggio del Paese ellenico e può indurre a prudenza. L’Ue lancia un appello, alla Grecia, dopo avere constatato che i partiti pro-austerità, ND e Pasok, non hanno la maggioranza dei seggi: “Le forze politiche abbiano spirito responsabilità –dice Bruxelles-, formino una maggioranza di governo stabile e rispettino gli impegni presi”. Più facile dirlo che farlo, con i neo-nazisti e la sinistra radicale a interferire nelle trattative per la formazione e il programma del nuovo Esecutivo.
Nel nuovo contesto, s’attenuano, invece, gli interrogativi sulle relazioni franco-tedesche: la Merkel, con il presidente Usa Barack Obama, è fra i primi a fare al neo-presidente francese i propri auguri e a dichiarargli la volontà di lavorare insieme. E, sull’agenda di Hollande, ci sono già una missione in Germania e la partecipazione, la prossima settimana, a Chicago, ai vertici del G8 e della Nato.
Dalla domenica elettorale, del resto, la Merkel non esce politicamente molto confortata: anzi, esce sconfitta –almeno così la stampa francese legge il verdetto anti-Sarkozy-. Nello Scleswig-Holstein, il land al confine con la Danimarca, il partito della cancelliera ha tenuto, ma la sua coalizione s’è dissolta; e domenica prossima, in Germania, si vota ancora, nel NordReno-Westfalia, un test più importante.
Certo, creare l’intesa con Hollande non sarà inizialmente facile, ma è una via obbligata. La Merkel dice “Lo accoglierò a braccia paerte, lavoreremo insieme”, ma poi avverte subito che “non è possibile rinegoziare il Patto di Bilancio”, come vuole il successore di Sarkozy, perché “servono solide finanze e maggiore crescita”. E ad Atene la cancelliera chiede di “continuare nell’attuazione delle riforme concordate”, quasi come se la gente non avesse detto la sua.
Una nota di Palazzo Chigi, diffusa mentre la Francia socialista festeggiava la vittoria di Hollande e mentre la Grecia ancora soppesava le possibili coalizioni, con i grandi partiti tutti molto indeboliti e l’avanzata a destra e a sinistra dei movimenti ‘anti-rigore’, spiegava che le telefonate fatte da Monti ai ‘grandi’ dell’Ue miravano “a valutare congiuntamente le prospettive che i risultati elettorali aprono alla politica europea, in particolare ai fini della crescita, obiettivo che il governo italiano considera prioritario e che ha posto al centro dell’agenda europea”.
Nella conversazione con Hollande, Monti ha espresso al presidente neo-eletto le sue congratulazioni e il suo desiderio del l’Italia “di collaborare strettamente con la Francia, specie nel quadro europeo, ai fini di un’Unione sempre più efficace e orientata alla crescita”. Hollande ha condiviso e ha auspicato una “stretta cooperazione” fra i governi francese e italiano.
Per l’Italia dei Professori, si conferma e si precisa, dunque, la prospettiva di un ruolo europeo accanto, e non in subordine, a Germania e Francia. E circola pure l’ipotesi di un pre-Vertice, senza attendere il Consiglio europeo di fine giugno, a suggello della presidenza di turno semestrale danese: non è chiaro, però, con quale formato e su quale agenda.
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