Scritto per EurActiv il 24/05/2012
Cinque settimane per spingere la crescita in Europa e salvaguardare l'integrità dell'eurozona: è il tempo che i leader dell'Ue si sono dati in vista di decisioni cruciali. Il premier italiano Mario Monti trova consensi sull'idea degli eurobond, dove resta, però, l'opposizione tedesca, mentre la proposta di scorporare dal computo dei deficit pubblici gli investimenti produttivi suscita qualche diffidenza.
Quella di mercoledì a Bruxelles doveva essere ‘solo’ una cena, per conoscere l’ultimo venuto, il presidente francese François Hollande. E’ stata, invece, una lunga discussione, al termine di una ennesima, e certamente non ultima, ‘giornata nera’ delle borse europee, affossate dai preparativi, sia pure solo precauzionali, per l’uscita della Grecia dall’euro.
Intorno al tavolo, su invito e sotto la presidenza di Herman van Rompuy, i capi di Stato o di governo dei 27 Paesi dell’Unione europea hanno messo in chiaro le loro posizioni, senza, per il momento, giungere a decisioni: non era previsto lo facessero, perché l’ora delle intese sarà, o almeno dovrebbe essere, il ‘Vertice della Crescita’ a fine giugno, a conclusione del semestre di presidenza di turno danese del Consiglio dei Ministri dell’Ue.
Lì si dovrebbe decidere -la discussione è già avanzata e il terreno appare spianato- su project bond, aumento della dotazione della Bei e utilizzo dei fondi strutturali, mentre sugli eurobond, come sul computo degli investimenti, dentro o fuori il Patto di Bilancio, la trattativa prosegue. Monti giudica che vi sono stati passi avanti e “un’accelerazione” del negoziato, dove hanno trovato spazio “gli interessi italiani”; ma aggiunge che, specie sulla crescita, “bisogna fare molto di più”.
L’andamento del confronto ha confermato gli schieramenti già delineatisi: la Francia e l’Italia, e complessivamente “una maggioranza di Paesi”, insistono per l’adozione degli eurobond; la Germania e altri si oppongono. Sul fronte greco, c’è l’impegno a salvaguardare la stabilità dell’eurozona, cioè a mantenere la Grecia nell’euro, ma nessuno, oggi, ci mette la mano sul fuoco e tutti, anzi, predispongono piani, europei e nazionali, nel caso che Atene dovesse abbandonare la moneta unica.
Sulla via del Vertice di fine giugno, ci sarà un appuntamento a Roma, sollecitato da Monti, con il presidente Hollande, la cancelliera Merkel e il capo del governo spagnolo Mariano Rajoy: la data non è ancora certa. E ci sarà pure, il 17 giugno, il secondo round delle elezioni politiche in Grecia, il cui esito è cruciale per la permanenza di Atene nell'euro. Alexis Tsipras, il leader di Syriza, il partito di sinistra radicale, favorito nei sondaggi alle prossime consultazioni, cerca alleati nell'Unione, ma, per il momento, i leader non gli danno spago.
La 'cena dei capi' rappresentava una sorta di prova del nove, anzi dei 27, per il G8: le indicazioni scaturite lo scorso week-end dai leader dei Grandi riuniti a Camp David, spinta per la crescita senza rinnegare il rigore, hanno ricevuto una prima eco positiva europea. Ma la 'coalizione per la crescita' disegnatasi a camp David è disparata: il socialista Hollande, il conservatore Cameron, il liberista Monti avranno ancora bisogno di buoni argomenti e di capacità persuasive per acquisire alla causa la Merkel, che nella sua Germania riesce già a coniugare rigore e crescita e che non vuole rendersi garante degli altrui deficit.
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