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giovedì 3 maggio 2012

Usa 2012: Romney silura portavoce gay, Obama 'omofobo'

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 03/05/2012

Due settimane. Tanto è durato il lavoro di Richard ‘Ric’ Grenell per Mitt Romney: apertamente gay, Grenell era stato assunto come portavoce dal candidato repubblicano (non ancora ufficiale, ma ormai certissimo) alla Casa Bianca, sui temi esteri e della sicurezza nazionale. Ma l’ostilità manifestatagli senza mezzi termini dall’establishment repubblicano ha indotto Grenell, che era già stato portavoce della missione degli Usa all’Onu, durante la presidenza di George W. Bush, ad andarsene quasi di punto in bianco.


Romney s’è detto dispiaciuto della decisione presa dal suo collaboratore, ma non ha fatto nulla per fargli cambiare idea. Anzi, forse ha pensato che tutta la storia potesse servire a migliorare la sua immagine nell’elettorato potenzialmente repubblicano ultra-conservatore e bacchettone, ‘orfano’ della candidatura di Rick Santorum, l’integralista cattolico tutto chiesa e famiglia, diritto alla vita e no all’aborto, matrimonio tradizionale e niente unioni omosessuali.

Il moderato mormone non è affatto sicuro che gli evangelici della Cintura della Bibbia, come pure i populisti del Tea Party, si mobiliteranno per andare alle urne a votare per lui il 6 novembre. E se loro s’astengono, la Casa Bianca, che già così è un miraggio, diventa un sogno.

Con tutta l’ipocrisia d’un portavoce ufficiale (e certamente etero), Matt Rhoades, uomo stampa di Romney, ha detto all’Afp: “Ci dispiace che Ric abbia deciso di lasciare la campagna per ragioni personali. Volevamo che restasse perché era eccezionalmente qualificato per l’incarico che gli era stato affidato” (il che è vero). Più esplicito e meno ipocrita, Grenell ha affidato al Washington Post una sua dichiarazione: “La mia capacità d’esprimermi in modo chiaro e fermo sui temi in discussione è stata grandemente condizionata da posizioni ultra-partigiane che talora emergono nelle campagne presidenziali”. L’ormai ex portavoce ha però ringraziato Romney per avere considerato, al momento di assumerlo, che il suo orientamento sessuale non costituiva un problema.

Naturalmente, lo staff del presidente democratico Barack Obama è saltato sulla notizia: Teddy Goff, direttore della campagna digitale, ha ‘twittato’ ai suoi ‘followers’ “Abbiamo appreso che nel 2012 un candidato repubblicano alla Casa Bianca non può avere un portavoce gay”. E Bill Burton, un ex portavoce della Casa Bianca, ha rilevato che dietro le dimissioni ci sono “gli estremisti razzisti e anti-gay di cui l’Amministrazione Romney diventerebbe ostaggio”.

Di sicuro, ‘Ric’ non è un personaggio comodo e neppure troppo simpatico: era già stato criticato da sinistra per commenti sessisti sul suo account di twitter, dove sforna post corrosivi con ritmo bulimico: da mordaci commenti sul peso di Newt Gingrich a critiche cattive alla ginnastica alla Casa Bianca di Michelle Obama. Però, nel momento stesso in cui era entrato nello staff di Romney, molti dei suoi tweets più provocatori erano stati cancellati, con tempestivo opportunismo.

Ora, è pure vero, commenta in Italia Franco Grillini, presidente di Gaynet, che ‘chi è causa del suo mal pianga se stesso’, perché “un omosessuale può anche essere masosticamente di destra, ma è per lo più incompatibile coi partiti di destra e con le loro organizzazioni succubi dei clericofascisti”. Grenell era ben noto e attivo come gay repubblicano e sosteneva la compatibilità tra essere conservatori e omosessuali. Invece, è caduto sotto il tiro dell’American Family Association, lobby potente quasi quanto la National Rifle Association: moltissimi militanti repubblicani ultra-conservatori hanno invaso i suoi social network; e lui li ha dovuti chiudere.

L’ ‘affare Grenell’ scuote una campagna che, da giorni, s’è allontanata dai temi caldi dell’economia e dell’occupazione e s’è adagiata sulla politica estera, che poco mobilita oggi la gente. Neanche il 1o Maggio, che negli Usa non è festa, ha dato una scossa: i militanti di Occupy Wall Street hanno invaso più il web che le piazze, nonostante incidenti, arresti e qualche arresto -episodi sporadici-.

Romney attacca Obama su tutto: lo incalza sul dissidente cinese cieco rifugiatosi nell’ambasciata a Pechino e sull’Afghanistan, ma nell’anniversario dell’uccisione di Osama bin Laden, il ‘nemico pubblico numero 1’, deve mostrare le armi al presidente, “avrei preso le stesse decisioni”, dice, avallando blitz ed eliminazione.

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