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lunedì 21 maggio 2012

G8: W la crescita, salvi la Grecia e l'euro

Scritto per EurActivi il 21/05/2012. Altra versione su L'Indro.

"L'Europa emergerà dalla crisi più forte"; e la Grecia resterà nell'Ue e nell'euro. Le certezze, retoriche, ma salde, sono state espresse alla Cnn dal premier italiano Mario Monti, in un'intervista a margine del Vertice del G8, dove il Professore ha goduto di buona stampa. Del resto, Monti a Camp David c'è stato bene: era lì con i suoi veri alleati, Obama e la Merkel, Hollande e Cameron, lontano le mille miglia dai magheggi di Casa Nostra.

Parere di Der Spiegel, non solo nostro. Il settimanale tedesco racconta incontri in cui il premier italiano era cercato da tutti come partner, mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel era percepita, o almeno descritta, come il nemico pubblico numero uno. Controcorrente, il professor Wolfgang Wessels, dell’Università di Colonia, afferma, però, che vi è oggi una forte ‘domanda’ di leadership tedesca, negli equilibri inter-istituzionali all’interno dell’Unione europea (soprattutto per quanto riguarda il Consiglio dei Ministri dell'Ue). Una leadership, invocata per esigenza di stabilità in tempi di crisi e con cui Berlino, volente o nolente, deve fare i conti.

I Vertici del lungo week-end americano, da venerdì a lunedì, dei Grandi del Mondo si chiudono senza fratture di facciata: il G8 fa propria la ricetta ormai di tutti contro la crisi, crescita e lavoro, anche se la Germania non deroga dalla linea del rigore (l’una non è del resto necessariamente alternativa all’altra); e la Nato conferma l’obiettivo di ritiro dall’Afghanistan entro il 2014, anche se la Francia di François Hollande stringe i tempi di richiamo delle proprie truppe. Mediaticamente, i Vertici non fanno il botto e non sono certo quello spot elettorale che il presidente statunitense Barack Obama, ospite di turno, auspicava. Anzi, a Chicago, dove l’Alleanza atlantica avalla lo scudo anti-missile in funzione anti-terrorismo e pure contro quelli che una volta erano ‘Stati canaglia’, le manifestazioni di protesta attirano l’attenzione dei media più delle deliberazioni dei leader: ci sono scontri, contusi, arresti.

A ennesima conferma della relativa utilità del format di questi Vertici, ivi compreso il G20 ultimo venuto, che si farà in giugno sotto presidenza di turno messicana, le parole dette dagli Otto Grandi non danno una spinta ai mercati: l’adozione del mantra ‘crescita e lavoro’ non smuove, o meglio non convince, i mercati, che aspettano qualcosa di concreto. Certo, questa volta i Grandi sono solo 7 e mezzo, perché la Russia non fa l’inversione dei ruoli: al posto del neo-‘presidente di ritorno’ Vladimir Putin, c’è il presidente ridiventato premier Dmitri Medvedev. Ma non è per questo che le loro conclusioni hanno poco peso: gli impegni di massima a salvare la Grecia dal fallimento e l’euro dall’erosione; la volontà di stimolare la crescita e di continuare a lottare contro il deficit; l’appello del premier britannico David Cameron a un piano d’emergenza per la zona euro (toh!, guarda chi se ne preoccupa); tutto è ancora vago, in attesa dei prossimi cruciali appuntamenti europei.

E se Romano Prodi, ex presidente della Commissione europea, invita la Germania ad “uscire dall’isolamento”, il governo di Berlino, a sipario appena calato sul G8, riconferma la propria ostilità agli eurobonds, che non sono “uno strumento adeguato” contro la crisi e per la crescita, ma piuttosto uno strumento di condivisione del debito –quel che Berlino non vuole- . Pero' Hollande vuole metterli nel menù della ‘cena dei capi’ fra i leader dei 27 mercoledì 23 maggio a Bruxelles.

Le riunioni americane sono l’occasione di ‘riposizionamenti’ bilaterali: Obama e Hollande stipulano la ‘nuova alleanza’ progressista franco-americana, anche se il presidente Usa deve mandare giù il rospo del ritiro dall’Afghanistan dei francesi; ma Obama ha pure attenzioni per la Merkel, che la stampa italiana vede “assediata”, un termine che non si ritrova in altre cronache – anzi, Barack e Angela concordano che più crescita non significa stop al rigore-; e, anzi, la cancelliera tedesca, a Chicago, trova un partner forte nel premier spagnolo Mariano Rajoy. Mario Monti, che lascia i lavori della Nato prima della conclusione, perché l’Italia è un crogiolo di drammi e atrocità, cerca di mettere insieme i Grandi dell’Euro con un Vertice a Roma con la Merkel, Hollande e Rajoy.

La salvezza della Grecia, la conferma dell’euro, la via della crescita seguono un percorso ben definito: l’appuntamento, informale, ma cruciale, di mercoledì prossimo; il Vertice a quattro di Roma; il ’remake’ delle elezioni greche il 17 giugno; e il vertice europeo di fine giugno, a chiusura del semestre di presidenza di turno danese del Consiglio dell’Ue. Lì si tireranno le somme; e, lungo questo percorso, anche il G20, come il G8, appare un appuntamento più formale che sostanziale.

Che cosa resterà di Camp David? Forse, il piano da 3 miliardi di dollari contro la fame nel mondo annunciato dal presidente Obama, che lo presenta come “un imperativo morale ed economico” dei ricchi che, per quanto in crisi, restano privilegiati in un pianeta dove i poveri sono miliardi.

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