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mercoledì 23 giugno 2010

Afghanistan: McChrystal generale ribelle contro Obama e 'rammolliti'

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 23/06/2010

Roma – Il primo a pagare, con dimissioni “sollecitate”, è stato uno sconosciuto collaboratore civile del generale Stanley McChrystal, comandante delle forze Usa e Nato in Afghanistan: Dan Boothby, del team delle relazioni esterne, è stato liquidato per avere gestito l’intervista galeotta a Rolling Stones. Ma è difficile che McChrystal stesso resti al suo posto, dopo la manciata di critiche al presidente Barack Obama, al suo vice Joe Biden, all’inviato in Afghanistan Richard Holbrooke, al consigliere per la sicurezza nazionale James Jones e a tutto lo staff della Casa Bianca.

Il generale ciarliero è stato convocato a Washington all’istante: tra lui e Obama, sarà faccia a faccia. Uscito l’articolo, McChrystal ha chiamato il segretario alla difesa Robert Gates per scusarsi, senza convincerlo. Il capo di Stato Maggiore Usa Mike Mullen gli ha parlato dieci minuti, esprimendogli “profondo disappunto”.Il generale ha pubblicato un comunicato contrito: ”E’ stato un errore che riflette scarsa capacità di giudizio da parte mia, un episodio che non avrebbe mai dovuto accadere”.

Ma Obama non s’è accontentato: oggi, il generale parteciperà di persona, e non in teleconferenza come al solito, a una riunione sull’Afghanistan nella Situation Room della Casa Bianca. E dovrà spiegarsi con i suoi superiori e con il comandante in capo.

Che cosa ha detto di così grave, McChrystal? Ha detto di avere trovato il presidente “impreparato” nel loro primo colloquio sull’Afghanistan e s’è detto “tradito” dall’ambasciatore degli Usa a Kabul, Karl Eikenberry, autore di un memorandum molto critico con il presidente afgano Hamid Karzai. Del generale, il giornalista freelance Michael Hastings scrive che conduce la guerra in Afghanistan senza mai perdere di vista il vero nemico, “i pusillanimi alla Casa Bianca”; e, citando suoi collaboratori, definisce Jones “un clown”.

Non è stata un’imboscata mediatica: McChrystal –dice il direttore del mensile, Eric Bates- rivide il testo e non sollevò obiezioni: il titolo, del resto, è inequivocabile, “Il generale fuori controllo”. Per McChrystal, non è il primo incidente del genere: a ottobre, dopo essere stata consultato sul ridimensionamento degli obiettivi dell’Amministrazione in Afghanistan, aveva criticato le novità. Obama lo aveva convocato sull’AirForcOne che da Washington lo portava a Copenaghen e gli aveva parlato a quattr’occhi 25 minuti. Allora come oggi, il capo del Pentagono, Gates, lo aveva pubblicamente ‘bacchettato’: il dibattito sull’Afghanistan deve svolgersi “in totale franchezza, ma anche in totale riservatezza”.

Ora, il generale è di nuovo nella tempesta. A non dargli addosso, c’è, negli Usa, solo John Kerry, presidente della Commissione Esteri al Senato, che invita “a mantenere calma e sangue freddo”, mentre lo difende –e forse è peggio- il presidente Karzai, “è il miglior comandante che gli Usa hanno avuto” dall’invasione dell’Afghanistan. Il segretario generale Nato Anders Fogh Rasmussen giudica la sortita “inopportuna”, ma aggiunge “sono solo parole” e rinnova la fiducia alla strategia di McChrystal. I diplomatici a Kabul gettano acqua sul fuoco: l’ambasciatore e il generale –dicono- “lavorano insieme per centrare gli obiettivi del presidente Obama”.

La crisi arriva in un momento difficile. A fare confusione, ci si mette pure Gates, che chiede più fondi per la guerra. Il Pentagono e i militari sono scettici sulla volontà dei politici di aviare il ritiro alla fine dell’estate del 2011, quando, cioè, inizierà la campagna per le presidenziali 2012. E le notizia dal terreno accrescono i dubbi: lunedì, Holbrooke, a Kandahar, è sfuggito ad almeno due attacchi talebani –le cronache in merito sono confuse- e la giornata ha visto la morte di dieci soldati Usa e Nato –285 i caduti dall’inizio dell’anno, 65 solo a giugno, il mese più cruento-, senza contare le uccisioni di talebani, civili, soldati afghani. L’offensiva Hamkari, cooperazione, nella zona di Kandahar, s’avvicina, ma intanto i talebani colpiscono ovunque; e un diplomatico britannico lascia perché convinto che l’operazione fallirà.

L’ ‘affare McChrystal’ è un segnale delle tensioni e delle incertezze nell’Amministrazione Obama, che non trova la parata alla marea nera e ‘perde i pezzi’. Rahm Emanuel, controverso capo gabinetto, se ne andrebbe dopo le politiche di midterm del 2 novembre: per ora, è un’indiscrezione giornalistica smentita (“fantapolitica”). Ma il posto logora, specie quando si ha un carattere ruvido.

1 commento:

  1. E pensare che a luglio 2009 McChrystal disse:
    per vincere questa guerra bisogna adottare l'Italian way, riferendosi alla capacità degli italiani di far bene nel capacity building e nel responsabilizzare le truppe afgane.
    Evidentemente lui non l'ha adottata. Dice di essersi sentito tradito da Eikenberry. la realtà è che l’ambasciatore degli Usa a Kabul è un ex generale, un suo pari, e avevano visioni completamente diverse pur proveniendo dallo stesso ambiente. Che McChrystal sia andato via, non può essere che un bene. Per gli afgani ovviamente.

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