Scritto per Il Fatto Quotidiano del 29/06/2010
Sono peggio dei marinai, i leader del Mondo, a giudicare dalla regolarità con cui (non) mantengono le loro promesse. La storia dei Vertici dei Grandi, quale ne sia la formula, è intrisa di documenti rimasti lettera morta. E parliamo di cose di sostanza, economia, commercio, energia, ambiente, non di quisquiglie come gli aiuti allo sviluppo o i fondi per l’Africa o contro l’Aids. Che lì è ancora peggio. E certo, da un anno all’altro, i leader non si rimproverano l’un l’altro le indempienze.
Per gli aiuti allo sviluppo, il G7/G8 per almeno due giri completi di presidenze rotanti, forse per due buoni decenni, ha fatto proprio e avallato l’invito agli Stati a spendere lo 0,7 del Pil per i Paesi più poveri. Poi, però, praticamente nessuno dei Grandi lo ha fatto –si sono comportati meglio alcuni ricchi e piccoli, come la Danimarca-. E lo stesso vale, almeno per quanto riguarda l’Italia e altri, per i fondi per l’Africa –un ritornello del XXI Secolo- e per il Fondo globale contro l’Aids: all’Aquila, un anno fa, l’Italia promise più del previsto (ma né a Ginevra né in Africa quei soldi li hanno mai visti).
Lo stesso può dirsi degli impegni economico-finanziari più universali. Prendiamo l’energia: quando c’è una crisi, e i prezzi del petrolio vanno su, tutti chiedono e assicurano risparmi e diversificazione; e qualcosa oggettivamente fanno, ma a passo ridotto, perché, magari, nel frattempo il barile è sceso e l’urgenza è diminuita. Oppure pensiamo agli stimoli a sbloccare e a concludere i negoziati per la liberalizzazione del commercio mondiale (quelli attuali sono fermi da così tanto tempo che quasi me ne scordo il nome, il Doha Round): i leader chiedono ai loro ministri di agire, ma, evidentemente, dopo averlo scritto per bene nel comunicato, si dimenticano di trasmettere l’invito, così le cose restano al punto di prima. Fin quando il contesto non cambia, il quadro non si modifica e allora le trattative ripartono, e vanno pure in porto, indipendentemente dagli appelli dei Grandi.
Passata l’emergenza, passa l’urgenza a intervenire. Uno potrebbe illudersi: “Vale per l’economia, non per la politica”. Falso, falsissimo: pensiamo solo gli appelli per la pace in Medio Oriente. La prima volta che ne scrissi, io, da un G7, ero a Bonn, nel 1985, e si era appena conclusa l’operazione Pace in Galilea. E ricordiamo quante altre ce ne sono state, e quanti anni d’Intifada si sono contati, sempre con le giaculatorie dei Grandi in sottofondo.
martedì 29 giugno 2010
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