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sabato 9 novembre 2013

Difesa europea: risparmio ed efficienza volani integrazione

Scritto per EurActiv lo 09/11/2013 

I volani del risparmio e dell’efficienza per spingere verso l’integrazione la difesa europea, lungo le vie maestre della standardizzazione, dell’armonizzazione, di ricerca e sviluppo a fini non solo militari, ma pure civili.

Se n’è discusso oggi a Torino, nel dibattito nazionale per una politica estera e di difesa comune, organizzato nel Foyer del Toro del Teatro Regio, a poco più di un mese dal Vertice europeo di metà dicembre dedicato proprio alla difesa europea.

Il dibattito s’è dipanato con molta ampiezza: documenti di riferimento approfonditi, predisposti dallo IAI, e interventi alti, come quello del vice-ministro degli Esteri Martà Dassù, o sottotraccia, come quello del sottosegretario alla difesa Roberta Pinotti.

Ma c’è pure stata qualche reticenza e qualche ipocrisia, come se l’obiettivo di una politica estera e di difesa comune andasse esposto con cautela e quasi giustificato, per evitare di mettere sul chi vive i militari, da una parte, e l’industria, dall’altra.

Così, ad esempio, le cifre, pur già note, dello spreco che le duplicazioni della difesa europea provocano sono venute fuori con qualche fatica: 120 miliardi di euro l’anno, quasi la metà del totale della spesa militare dei 28 e quasi l’equivalente del bilancio dell’Unione, circa l’1% del pil dell’Ue.

Solo l’intervento finale del vice-presidente della Commissione europea Antonio Tajani, responsabile dell’industria, ha fornito il quadro di quel che vale l’apparato militare-industriale nell’Unione: 96 miliardi di euro di fatturato nel 2012, 23 miliardi di export extra Ue, 400 posti di lavoro diretti, oltre un milione nell’indotto, in un mercato poco unico, perché l’80% degli appalti sono nazionali.

Eppure, duplicazioni e inefficienze -16 le fregate europee, contro l’una sola americana; 17 i carri europei, contro i due americani- fanno sì che l’Unione non possa sfruttare, in questo settore, economie di scala. Il risultato è – questi dati li cita Giovanni Brauzzi, vice-direttore generale Sicurezza, al Ministero degli Esteri- che i 28 spendono per la difesa il 50% di quanto spendono da soli gli Stati Uniti, ma ne ricavano una capacità militare pari al 10/15% della capacità militare americana.

L’evento di Torino ha rappresentato la seconda tappa del percorso partecipativo ‘Politically.eu’, “conoscere per deliberare”, volto a creare uno spazio pubblico di dibattito sulle politiche europee. La prima era stata a Milano, prima dell’estate, ed era stata consacrata alle questioni economiche. Altre tappe già previste sono Firenze sulla sussidiarietà, Napoli sull’immigrazione e, in una sede da definire, energia e ambiente.

L’evento di Torino s’è aperto con gli interventi introduttivi del direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea Lucio Battistotti, che ha indicato l’obiettivo di una politica della difesa comune più efficiente e meno costosa, e del presidente del Centro Studi sul federalismo Roberto Palea, che ha ricordato il fallimento, 60 anni or sono, nel 1954 della Comunità europea di difesa, la Ced, e ha affrontato le questioni d’ingegneria istituzionale relative alla politica estera e di difesa comune. Nel suo saluto, il sindaco di Torino Piero Fassino ha osservato come, nel contesto dell’integrazione e della globalizzazione, la sovranità sia rimasta quasi la sola prerogativa nazionale.

Le questioni istituzionali sono riaffiorate in tutto il dibattito, con l’alternativa tra riforme dei Trattati o sfruttamento di tutte le potenzialità previste dai Trattati attuali, ma sono sempre state accantonate, perché troppo ingombranti rispetto ad obiettivi più concreti e meno ambiziosi, come il completamento del mercato unico della difesa europea.

Alle relazioni, è seguito un workshop deliberativo, presieduto dall’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, presidente dell’Istituto Affari Internazionali, con la partecipazione di parlamentari italiani ed europei, funzionari dei ministeri competenti, aziende specializzate, docenti, esperti e giornalisti.

Nel workshop deliberativo sono stati discussi tre temi: la politica industriale europea della difesa come volano per la crescita; le nuove priorità della politica estera di sicurezza europea; infine, il ruolo del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali nella definizione della politica estera dell’Ue dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona.

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