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mercoledì 20 novembre 2013

Internet e letteratura: fantasia, ardire e ingenuità tra burla e truffa

Scritto per gli Appunti di Media Duemila online il 20/11/2013

Internet, il 2.0, i social media sono forvieri di nuovi generi letterari o potenziali tali. Ormai accettati come fonti ed espressioni giornalistiche e –presto, appena ne avranno l’anzianità- come documenti di riferimento storici, possono diventare territori di nuova cultura: nessuno più si stupisce, o si stupirebbe, di un epistolario di mail, di una biografia di post su Facebook o di un Nobel assegnato per una raccolta di tweets, anziché di versi.

E ogni nuovo genere letterario si diversifica in sotto-generi e nicchie, per l’attenzione dei letterati e le polemiche degli eruditi. Così, Sergio Zatti, italianista, docente di ‘Storia della critica letteraria’ all’Università di Pisa, amico mio da quasi cinquant’anni ormai, è affascinato dalla fantasia, dall’ardire e, nel contempo, dall’ingenuità di chi s’inventa via mail burle, tentazioni, truffe.

La casistica del genere è già ampia, anche solo ad attingere all’esperienza personale: c’è la persona, magari un conoscente alla lontana, che lancia un SOS da qualche località neppure troppo sperduta, spesso in Scozia, o nel Nord dell’Inghilterra, dove qualcuno gli ha rubato tutto, documenti, soldi e carte di credito, e solo voi, proprio voi, potete trarlo d’impaccio –ovviamente, inviandogli subito soldi cash via Western Union-. C’è la vedova di uno sconosciuto leader politico, in genere africano, ovviamente oppositore di un qualche inumano regime, che vuole recuperare l’eredita del marito, lasciatale per precauzione in un conto svizzero a lei inaccessibile e voi, proprio voi, dovete aiutarla –ne otterrete un guiderdone, ma naturalmente qualcosa dovrete anticipare di tasca vostra-. C’è chi ha per la mani l’affare della vita ed è disposto a condividerlo proprio con voi, purché voi inneschiate la miccia anticipandogli quanto serve a registrare il brevetto. E, infine, ma solo per non farla troppo lunga, ci sono falangi di Natascie e di Irine che, senza avervi mai conosciuto, sono certe che voi siate l’uomo giusto per loro (e loro, indubbiamente, a giudicare dalle foto allegate, se lo meritano, un uomo giusto).

In genere, tutti questi messaggi hanno due caratteristiche: una li rende particolarmente infidi; l’altra, però, aiuta a smascherarne la falsità. Sono scritti in un italiano approssimativo, che, se è comprensibile nella vedova africana e nella Natascia di turno, lo è meno nel conoscente che lancia l’SOS –va bene lo stress dell’essere stato derubato, ma l’ho senz’acca o la consecutio claudicante, anzi peggio, possono mettere sull’avviso-; e possono essere latori di virus o fare da testa di ponte –come accadde a me- ad attacchi di hacker…

Dunque, la cosa migliore da fare è non aprire del tutto le mail, nonostante l’ansia per il conoscente e la tentazione per Natascia, e, anzi, ‘killarle’ subito… Ma se qualcuno, invece, rischiasse l’apertura, o per curiosità, o per errore, allora potrebbe contribuire ad arricchire la mini-antologia di contenuti tra la burla e la truffa. Magari, Sergio Zatti, quando avrà finito di lavorare al suo volume su forme e modelli storici della scrittura autobiografica, dedicherà uno studio –minore- a questi poveri esercizi di letteratura sopravvissuta al ‘delete’.

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