Ne hanno parlato
tanto anche loro, l’hanno aspettata tanto anche loro, che, alla fine, la
notizia della decadenza di Berlusconi esplode quasi all’unisono sulle agenzie
di stampa italiane e straniere, con una breaking news che, parola più parola
meno, suona "L'ex premier italiano Silvio Berlusconi espulso dal
Senato".
In pochi minuti,
il flash è ovunque: le agenzie di stampa in lingua tedesca sono fra le più
rapide; l’Afp fa meglio della più compassata, in questo caso, Reuters; il
titolo conquista la home page sui siti della Bbc e della Cnn, del Wall Street Journal e della Faz, di El Pais
, di Le Figaro e di Die Welt.
Il New York Times
colloca la notizia nella fascia rossa delle ‘ultim’ora’: "Berlusconi espulso dal Senato in seguito
alla condanna per frode fiscale”. Der Spiegel, che con The Economist è uno dei
media tradizionalmente meno teneri con Mr B, scrive un po’ brutalmente: “Il
Senato butta fuori Berlusconi”, con un’enorme foto in primo piano del Cavaliere,
di cui poche ore prima denunciava “trucchi legali e pressioni politiche” per
farla franca un’ennesima volta.
Nei brandelli di
commenti a caldo, pochi credono che l’uscita di scena sia definitiva e tutti
s’interrogano sul quel che sarà dell’Italia alle prese coi problemi di sempre ed
orba di Mr B, quasi che questo sia un 5 Maggio più che un 25 Aprile. The
Guardian preconizza per Berlusconi un futuro alla Grillo, fuori dal Parlamento,
ma leader di partito.
Nessuno è colto
di sorpresa. Molti giornali stranieri annunciavano nelle loro edizioni del
mattino quanto stava per accadere, “l'ultimo
atto di una discesa agli inferi” iniziata due anni fa, con le dimissioni di
Berlusconi da capo del governo –l’espressione è di Le Figaro-.
La coincidenza tra l’uscita dalla maggioranza
di Forza Italia e il voto sulla decadenza suggeriva battute e ammiccamenti, ma
anche dubbi e interrogativi sulle prospettive di un personaggio che The
Telegraph definiva “il Gesù Cristo della politica” per la sua capacità di
risorgere, complice una certa tendenza dell’elettore nostrano di credere alle
promesse di miracoli.
E, infatti, l’ipotesi risurrezione affiora in
molti articoli: “Berlusconi esce indebolito –osserva Le Figaro, in genere non
aspro con Silvio-, ma è difficile credere che si
lascerà abbattere. Ci si può aspettare
che riparta all'assalto con Forza Italia nell’ottobre 2014” –chissà poi
perché allora-. E Philippe Ridet, suosuo blog se Le Monde, non esclude che Mr B
le vinca, le prossime elezioni.
Qualcuno anticipava una sorta di necrologio, con
ricostruzioni a volte smaccatamente ironiche delle ascesa e cadute del Cavaliere, che – scriveva El
Mundo – “aveva i capelli in testa quando, nel 1994, entrò nel
Parlamento". Da allora, vi ha sempre occupato un seggio, sino a oggi,
quando smette di essere parlamentare “in modo ignominioso e umiliante”.
Se The Telegraph si divertiva a
invitare i lettori a condividere le citazioni e i momenti migliori della
carriera dello "showman politico più amato di
sempre", ma forse pure più odiato, la Bbc, che non esclude
l’arresto del Caimano, paventa che gli sviluppi politici possano
"gettare un'ulteriore ombra sulla difficile situazione economica
italiana".
Il Financial Times la legge in positivo: “nonostante il dramma che si svolge a Roma, i mercati hanno reagito con calma”, considerando un Berlusconi meno potente la nuova normalità. Così, “i timori di elezioni anticipate” avrebbero lasciato il passo “alle speranze che Letta sopravviva fino al 2015".
Il timore della Bbc, condiviso da autorevoli testate anglosassoni e tedesche –la Cnn propone tale e quale lo stesso discorso-, è, invece, che "le tensioni politiche ostacolino ancora di più gli sforzi per fare le riforme necessarie per risolvere i problemi economici dell'Italia, fra cui debito, recessione e disoccupazione giovanile".
Il Financial Times la legge in positivo: “nonostante il dramma che si svolge a Roma, i mercati hanno reagito con calma”, considerando un Berlusconi meno potente la nuova normalità. Così, “i timori di elezioni anticipate” avrebbero lasciato il passo “alle speranze che Letta sopravviva fino al 2015".
Il timore della Bbc, condiviso da autorevoli testate anglosassoni e tedesche –la Cnn propone tale e quale lo stesso discorso-, è, invece, che "le tensioni politiche ostacolino ancora di più gli sforzi per fare le riforme necessarie per risolvere i problemi economici dell'Italia, fra cui debito, recessione e disoccupazione giovanile".
Perché questo non accada, appunto, c’è o ci dovrebbe essere il Governo Letta. Ma che il governo del dire possa diventare, una volta uscito Berlusconi dalla maggioranza e dal Parlamento, un governo del fare, molti media stranieri –FT a parte- e moltissimi cittadini italiani ne dubitano.
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