Scritto per Il Fatto Quotidiano del 27/11/2013, con la collaborazione di Giovanna De Maio
"Tutti sono capaci di parlare con san Francesco. E’ parlare con il lupo che è un problema. Poi, bisogna
dire che Vladimir Putin negli ultimi mesi ha sbloccato molti problemi
internazionali". L’immagine è di Romano Prodi, uno che col lupo Putin ha
una bella consuetudine d’incontri e d’accordi. Come ce l’hanno vari altri
politici italiani, a cominciare da Silvio Berlusconi. Ed ora anche Enrico Letta
e Papa Francesco.
Con Putin; e con la sua ‘arma energetica’, quella Gazprom
capace di fornire, in un solo giorno, oltre 500 milioni di mc di gas ai clienti
europei –è accaduto il 12 novembre: con una parte di quel gas, l’Italia ha
coperto il blocco temporaneo delle forniture libiche-: dei grandi esportatori
di gas all’Ue, la Gazprom è l’unico che, quest’anno, ha aumentato le erogazioni
(e ben del 15,6%).
Il Putin in Italia non è più una sorta di paria della
politica internazionale, com’era diventato durante la presidenza ‘per procura’
di Dmitry Medvedev. E’ di nuovo un protagonista, per molti osservatori l’uomo
più influente in questo momento sulla scena mondiale. Prodi ricorda come abbia “spiazzato
la diplomazia internazionale, aiutando” gli Usa a uscire dall’imbuto
dell’intervento in Siria: “Obama si era impegnato per un’azione militare, ma gli
Stati Uniti non volevano un’altra guerra. Con grande intelligenza politica,
Putin ha offerto una via d’uscita ottima”, che è sfociata nell’accordo sullo
smantellamento dell’arsenale chimico siriano.
Anche per questo, Prodi, inviato dell’Onu per il Sahel, la
regione dell’Africa da cui provengono molti dei disperati del Mediterraneo,
punta su Putin, presidente di turno del G8, per un vertice sull'immigrazione: "Putin mi chiede di aiutare la Russia a prepararlo. Non sono un
esperto, ma sono disponibile a collaborare, specie se verrà dato un occhio
particolare al Mediterraneo".
Fin qui la dimensione internazionale, ma c’è pure quella
italiana: “Da un buon rapporto con Mosca dipendono centinaia di migliaia di
posti di lavoro". E questo a prescindere dalle magagne interne
russe, dall'autoritarismo coi vicini: “L'Europa dipende dalla Russia per
l’energia, ma la Russia non può diventare un paese interamente moderno se non
ha un legame con l'Europa".
Energia
vuol dire Gazprom, un gigante che ama tentare gli ex leader occidentali. Nella
primavera 2008, Prodi le oppose un gran rifiuto: dopo la caduta a gennaio del
suo governo di centro-sinistra e il suo annuncio di volere abbandonare la vita
politica, reclinò l’offerta a guidare South Stream, società di diritto svizzera
creata da Eni e Gazprom per fare un gasdotto dal Mar Nero all’Europa.
Pensare al
Professore, per Gazprom era quasi un naturale proseguimento dell’esperienza
avviata con Gerhard Schroeder, socialdemocratico, cancelliere tedesco dal 1998
al 2005. Dopo essere stato battuto alle elezioni da Angela Merkel, Schroeder
accettò la guida di North Stream, il gasdotto che va dalla Russia alla Germania
passando sotto il Mar Baltico: il transito dalla cancelleria di Berlino ad una
poltrona sotto il Cremlino non rafforzò, però, il prestigio e la credibilità
dell’ex cancelliere.
Regista
del rapporto con Schroeder, come dei contatti con Prodi, e degli struscii con
Tony Blair, Alexei Miller, l’amministratore delegato di Gazprom. Con lui e con
la Gazprom, Prodi ha sempre mantenuto buone relazioni: quando, a Mosca, il 21
febbraio, Gazprom ha festeggiato i suoi primi vent’anni al Gran Palazzo del
Cremlino, cioè il Palazzo dei Congressi del Pcus, l’ex premier c’era.
Non era solo
: 6000 gli ospiti di quel gala. A Prodi toccò solo la 14a fila, accanto all’ambasciatore d’Italia Antonio
Zanardi Landi, circondato da vip del denaro più che della politica, come il
patron dell’Arsenal Alisher Usmanov, stimato l’uomo più ricco di Russia con i
suoi 18 miliardi di dollari. Sul palco, ad esibirsi, Bocelli e Sting, in uno
spettacolo da quasi due milioni di dollari: un kolossal come la Gazprom che
sfida l’Ue –è sotto inchiesta per violazione delle regole di concorrenza-, e fa
da collante, tra affari, litigi e ricatti, a quel che resta dell’Impero
sovietico, dalla Bielorussia all’Ucraina al Kazakhstan.
Con la Gazprom, fanno affari politici e mafiosi
di ogni etnia e, in almeno un caso, politici mafiosi: secondo l’ex presidente
della Commissione Antimafia Francesco Forgione, Aldo Micciché, un boss delle
cosche calabresi arrestato in Venezuela nell’estate 2012, e Marcelo Dell’Utri
erano in affari insieme “per l’acquisto di gas e petrolio per conto di società
legate alla Gazprom”.
La sarabanda italiana di Putin coincide con la
chiusura, da parte di Eni, dell’avventura siberiana, iniziata con
l’acquisizione nel 2007 del secondo lotto di asset Yukos messi all’asta a Mosca
dopo l’incarcerazione, nel 2003, di Michail Khodorkovsky per reati fiscali (ma
soprattutto per avere foraggiato l’opposizione a Putin). L’Eni se n’è uscita
con una plusvalenza di 1,7 miliardi di dollari: Gazprom sa essere generosa con
gli amici.
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