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sabato 4 giugno 2011

Batterio killer: storie di pandemie mancate (o sventate?)

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 04/06/2011

La paura del batterio killer attanaglia l'Europa e costringe sulla difensiva il Mondo intero. L'Oms, l'Organizzazione mondiale della Sanita', calcola finora almeno 18 vittime e 2000 casi in 12 Paesi. Tutti i focolai emersi negli ultimi 10 giorni, da quando il batterio s'e' manifestato, paiono in qualche modo connessi al Nord della Germania, dove si contano quasi tutte le vittime. Ma casi si registrano anche in Svezia, Danimarca, Olanda, Francia e altrove. Statistiche e mappe restano imprecise, perche' il fenomeno e nuovo e le diagnosi non sono sempre attendibili.

Gli ultimi bollettini sanitari sono incoraggianti, o forse ottimistici: l'epidemia si starebbe "stabilizzando", affermano le autorita' sanitarie tedesche. E il ministro della salute Fazio esclude che vi siano rischi in Italia, ordina ai Nas di rafforzare i controlli e da' consigli a chi deve recarsi nel Nord della Germania: "Non mangiare cibi non cotti".

Ma la paura pesa pure sugli scambi e fa scattare allarmi economici. E se l'Unione europea fa scattare i meccanismi d'emergenza a tutela della sicurezza alimentare, Mosca blocca l'import di legumi dall'Ue, Bruxelles protesta, Madrid chiede i danni a Berlino perche' la colpa era stata inizialmente data ai cetrioli spagnoli (che pare non c'entrino nulla). In Italia, almeno un'organizzazione di consumatori, il Codacons, chiede lo stop dell'import di ortofrutta, mentre la Coldiretti calcola in 20 milioni di euro le perdite per i produttori di cetrioli e in 5 miliardi di euro le perdite causate dalle psicosi alimentari-sanitarie degli ultimi anni.

E, in effetti, gli allarmi si sono susseguiti nel corso degli anni, dalla mucca pazza all'epidemia d'afta ai casi di contraffazione (quelle del vino in primo luogo, per quanto ci riguarda). E poi i timori di pandemia, la Sars prima, l'aviaria poi, la suina infine, pestilenze universali mai finora esplose con la virulenza temuta, forse anche perche' l'allarme fu forte e il più tempestivo possibile. e le barriere di protezione poste si rivelarono, dopo una fase di panico iniziale, effiaci (e, magari, con il senno di poi, esagerate).

La Sars, acronimo per sindrome respiratoria acuta grave, ua polmonite atipica comparve in Cina nel 2002 e arrivo' in Occidente nel 2003: oltre 8000 i casi accertati, circa 800 i morti. Nel 2005 fu la volta del virus aviario H5N1, una pandemia 'mancata', una "bomba -avvertono gli esperti - inesplosa", ma mai davvero "disinnescata" perche' il microorganismo potrebbe sempre 'imparare' come passare dai polli all'uomo. Invece, la 'suina' quasi subito preferì l’uomo ai maiali e due anni fa, nel 2009, sotto il nome di influenza da virus A/H1N1, fu la prima pandemia ufficialmente dichiarata dall'Oms nel XXI Secolo. In Italia, la
'suina' ha fatto circa 300 morti, su circa 20mila decessi nel mondo. Dopo la dichiarazione ufficiale di fine pandemia, il 10 agosto 2010, l’H1N1 è stato declassato a virus stagionale, lasciando dietro di se' decine di milioni di dosi di vaccino inutilizzate.

Stavolta, almeno per ora, essendo ancora ignote le origini e i percorsi del contagio, la prevenzione si limita a consigli d'igiene di base: lavare bene le verdure con acqua calda e mangiarle solo cotte. Eppure, la battaglia contro questo batterio killer, non ancora vinta, diventa gia' una guerra economica e commerciale. E consumatori e produttori si schierano gli uni contro gli altri, come se il contagio non fosse una minaccia per tutti.

Dall'Europa alla Cina, biologi e medici sono al lavoro, con qualche iniziale successo. L'Oms sa ormai che il batterio killer e' una variante mai vista prima dell'Escherichia coli, lo O104:H4, diverso e distinto dai suoi 174 parenti noti, generato da una mutazione che resta misteriosa. I batteri della famiglia producono tutti la stessa tossina, che da sola non basta a spiegare, pero', la letalita' dell'epidemia di gastroenterite con danni renali. Scienziati ed esperti giudicano lo O104:H4 "altamente tossico". E i ricercatori cinesi che hanno decodificato il genoma indicano che il ceppo contiene "diversi geni resistenti agli antibiotici". Tracce delle tossine sono state trovate pure su un salame di cervo prodotto in Italia: come ci siano arrivate, ancora non si sa.

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