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giovedì 23 giugno 2011

Libia: coro di no alla tregua di Frattini ad uso della Lega

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 23/06/2011

Che sia farina del suo sacco, o che gliel’abbia suggerito Mr B o chi per lui, il ministro degli esteri Franco Frattini prova a gettare un sasso nella sabbia della Libia per levare le castagne di Pontida dal fuoco sotto il governo: è «fondamentale un’immediata sospensione umanitaria delle ostilità per creare corridoi umanitari», dice di fronte alla commissione del Senato. 'Fermi tutti', insomma, ribelli, lealisti e forze della Nato, cosi' la Lega sta buona.

Ma le reazioni sono cosi’ negative che, di li’ a poco, il portavoce della Farnesina deve puntualizzare le dichiarazioni del suo ministro: il ‘fermi tutti’ è «un’ipotesi di lavoro» e «non una proposta italiana» e riguarderebbe «aree circoscritte, come ad esempio Misurata e le montagne dell’Ovest». In collegamento con la tv satellitare al-Jazira, subito ‘attizzata’ dalla sortita di Frattini, l’ambasciatore Maurizio Massari aggiunge che l’ipotesi “non mette in discussione la no-fly zone e la missione della Nato”. Più tardi la Farnesina torna sul tema: «L’obiettivo resta una soluzione politica, ma siamo determinati a portare avanti la missione della Nato».

Il ministro della difesa Ignazio La Russa sposta lo sguardo a dopo l’estate: dell’impegno dell’Italia in Libia, prevede, si discuterà forse fra tre mesi, saltando cosi’ a pie’ pari il dibattito in Parlamento sul rifinanziamento delle missioni all’estero e la riunione del Consiglio Superiore della Difesa il 6 luglio.

Di chi sia l’ipotesi di lavoro, se non dell’Italia, pero’, non si capisce, visto che nessuno se l’accolla, anzi tutti la respingono. Senza citare Frattini, il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen fa una video dichiarazione sul sito dell’Alleanza atlantica: «Continueremo la nostra missione, perchè, se ci fermiamo, un numero di civili imprecisato perderebbe la vita».

Proprio quei civili per cui Frattini, sempre in Senato, rivolge una raccomandazione alla Nato, dopo gli ‘errori’ ammessi dei giorni scorsi, con numerose vittime, perchè uccidere civili «non è la missione dell’Alleanza», sui cui « esiti e risultati é opportuno chiedere informazioni sempre più dettagliate ». Su questo punto, il quartier generale Nato ovviamente concorda: massimo impegno per evitare ‘danni collaterali’.

Sull’idea del ‘fermi tutti’, invece, piovono i no: a Londra, Downing Street sostiene che la coalizione internazionale non deve arrestarsi, neppure temporaneamente, e afferma anzi che la Nato continuerà a “intensificare le azioni sulla Libia »; a Parigi, il Quai d’Orsay ricorda le conclusioni unanimi del Gruppo di Contatto copresieduto ad Abu Dhabi proprio da Frattini, secondo cui «bisogna aumentare la pressione su Gheddafi».

La sortita italiana non é l’unica novità diplomatica nel conflitto libico, che, al fronte, vede nuovi raids Ntao su Khoms e Nalout. La Cina riconosce per la prima volta il Cnt come «interlocutore importante». E l’Organizzazione della Conferenza Islamica invia una missione di mediazione in Libia: parlerà prima con i ribelli e poi con il regime.

Di Libia, come di Siria, dove Frattini dice che «un intervento sarebbe destabilizzante per il Medio Oriente», i leader dei 27 parlano, oggi, e domani, al Vertice di Bruxelles, i cui temi principali sono la crisi greca, la governance economica e l’immigrazione. Cecilia Malmstroem, commissaria europea agli affari interni, in una lettera al Vertice chiede ai capi di Stato e di governo dei Paesi dell’Ue di «dimostrare di essere seri», davanti ai flussi migratori dal Nord Africa, finora relativamente modesti, e di smettere «di essere ostaggi del populismo».

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