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venerdì 24 giugno 2011

Libia: Gheddafi fa muro di gomma, la Nato si sgretola

Il dittatore libico Muammar Gheddafi ammette di sentirsi «con le spalle al muro», ma promette di battersi «fino alla morte» : in un messaggio radiofonico, il colonnello denuncia i raid della Nato che hanno fatto vittime civili in Libia e che hanno innescato divisioni e tensioni nell’Alleanza atlantica.

I leader dei 27 dell’Ue si riuniscono a Bruxelles per un Vertice europeo che deve discutere di Libia e di Siria –ieri, le sanzioni europee contro Damasco sono state inasprite-, ma deve soprattutto affrontare la crisi greca, nominare Mario Draghi presidente della Banca centrale europea e affrontare i problemi dell’ immigrazione alla luce della ‘primavera araba’. E l’Agenzia internazionale dell’energia decide d’utilizzare 60 milioni di barili delle riserve strategiche di petrolio di 28 Paesi industrializzati per compensare lo stop all’export libico. L’annuncio fa immediatamente calare i corsi dell’ ‘oro nero’ sui mercati mondiali.

Oggi, i capi di Stato e di governo dell’Ue esprimeranno l’auspicio che il conflitto si concluda il più in fretta possible. Il premier britannico David Cameron ritiene che
«il tempo gioca contro Gheddafi». Ma dopo oltre quattro mesi, ormai, di rivolta, quando la guerra della Nato s’appresta a toccare i cento giorni, il leader libico minaccia di proseguire «la battaglia fino all’al di là», mentre gli errori di tiro Nato costano vittime civili e creano frizioni fra gli alleati.

L’impressione, in realtà, è che il dittatore punti a tenere duro fin oltre l’estate, perchè a settembre i conti delle operazioni si faranno pesanti, per Paesi, fra cui l’Italia, tutti impegnati a contenere il debito per rimettere in sesto le finanze e rilanciare la crescita. Londra, ad esempio, calcola in 281 milioni di euro la fattura di sei mesi di conflitto.

L’Alleanza ha già prolungato la campagna ‘Unified Protector’ fino a tutta l’estate, nonostante i fermenti e i mugugni in Italia e pure in America. Le operazioni militari sembrano essere entrate in una nuova fase, con attacchi ai posti di controllo lealisti lungo le strade che conducono a Tripoli e contro i veicoli militari leggeri su cui sono montate armi anti-aeree o anti-carro.

La sortita di Gheddafi è una risposta al raid della Nato che, lunedi’, avrebbe colpito la residenza di un politico libico, Khouildi Hemidi, vecchio amico del colonnello. Secondo il regime, l’attacco ha fatto 15 vittime civili, fra cui dei bambini. La Nato sostiene, invece, di avere colpito «un centro di comando e di controllo di alto livello» e d’avere agito «con precisione». Gheddafi grida “assassini”, torna a denunciare la ‘crociata’ occidentale contro un Paese musulmano e proclama: “Resistiamo, resisteremo. Colpiteci con i vostri missili, due, tre, dieci, cent’anni”.

Pure i ribelli alzano il tono. Il Consiglio nazionale di transizione assicura che, con o senza l’appoggio alleato, «si batterà fino alla fine, fino alla vittoria». E, dal fronte, dove da settimane lo stallo è sostanziale, partono richieste di armi, munizioni, equipaggiamenti e sistemi di comuinicazione. Per Hillary Clinton, “l’insurrezione fa progressi evidenti”. E, fra i transfughi del regime, c’è chi prevede che Gheddafi lascerà il potere fra «due/tre settimane»: è la storia dei «giorni contatti» già sentita un sacco di volte.

Lunedi’, il Tribunale penale internazionale dell’Aja si pronuncerà sulla richiesta d'arresto di Gheddafi per crimini di guerra, fatta dal procuratore capo Luis Moreno Ocampo. I giudici decideranno pure sull’arresto di un figlio del colonnello, Seif al-Islam, e del capo dell'intelligence Abdullah al-Senussi.

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