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sabato 16 luglio 2011

Libia: tutti pazzi per i ribelli, fondi e armi, ma si tratta

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 16/07/2011

Il Gruppo di Contatto riconosce il Consiglio nazionale di transizione (Cnt) come “l’unica autorità governativa legittima” in Libia: l’organo degli insorti contro il regime del Colonnello diventa così l’interlocutore ufficiale e privilegiato tutti i Paesi che attuano la risoluzione dell’Onu che autorizza l’uso della forza contro i lealisti a tutela dei civili.

Le conclusioni del Gruppo di Contatto, riunitosi ieri a Istanbul, per la quarta volta, dicono che “fino al momento in cui un’autorità di transizione non sarà insediata, il Cnt sarà considerato l’unica autorità governativa legittima in Libia”. Una posizione cui Francia, Italia e altri Paesi erano già giunti e cui si sono aggiunti ora gli altri protagonisti dell’operazione ‘Unified protector’, a partire dagli Stati Uniti.

Non sono solo parole. C’è anche un aspetto pratico importante, spiega il ministro degli esteri francese Alain Juppé: “Ciò significa che potremo ‘scongelare’ una parte dei beni appartenenti allo Stato libico, perchè per noi è il Cnt che ne esercita ormai l’autorità”. Dallo scorso febbraio, l’Onu, l’Ue e singoli Stati hanno adottato e progressivamente inasprito sanzioni economiche contro il regime di Tripoli, fra cui, appunto, il gelo degli averi della famiglia Gheddafi e di persone vicine al rais. Il Cnt ne reclamava il controllo, per soddisfare le esigenze della popolazione e acquistare armi.

L’accettazione delle richieste del Cnt è il frutto, sostiene il segretario di Stato Usa Hillary Clinton, delle assicurazione date dagli insorti, specie “la promessa di portare avanti riforme democratiche aperte sia geograficamente che politicamente”. Hillary, che ha avuto un incontro bilaterale con Mahmud Jibril, ‘numero due’ degli insorti, è parsa “impressionata” dai progressi del Cnt.

Il Gruppo di Contatto ha anche incoraggiato i Paesi membri a fornire aiuti finanziari sostanziali al Cnt, ad aprire nei suoi confronti linee di credito e a permettergli di vendere petrolio e gas. Il documento finale sollecita pure gli insorti a mettere in piedi al più presto un governo di transizione. Parallelamente, il Gruppo ha di nuovo chiesto l’uscita di scena di Gheddafi, che “deve lasciare il potere secondo tappe definite e pubblicamente annunciate”: le conclusioni di Istanbul, a 150 giorni esatti, cinque mesi, dallo scoppio dell’insurrezione, e a quattro mesi dalla risoluzione dell’Onu che autorizza il ricorso alla forza, non esigono, tuttavia, l’abbandono della Libia da parte di Gheddafi né l’arresto del dittatore colpito da un mandato di cattura della Corte dell’Aja.

A parole, però, non c’è spazio per trattative ‘segrete’, che molti pensano siano in corso. L’invito a tutte le parti è di collaborare con l’emissario dell’Onu in Libia, il cui mandato prevede la definizione di un cessate.-il-fuoco e negoziati con Bengasi e Tripoli. “Tutti i tentativi per giungere a mediazioni segrete, confidenziali, con certi Paesi, che ci sono stati, si sono rivelati del tuttto controproducenti”, dice il ministro degli esteri Franco Frattini, senza citare nessun Paese (ma Russia e Cina, che avevano declinato l’invito a Istanbul, sono riconoscibili nelle sue parole).

Sul terreno, nessun movimento decisivo. Si combatte sulla stratd di Brega e i ribelli avrebbero fatto qualche progresso, ma avrebbero pure subito perdite.

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