Scritto per Il Fatto Quotidiano del 29/07/2011
La Serbia si avvicina all’Ue, con la cattura e la consegna dei criminali di guerra Ratko Mladic e Goran Hadzic. E il Kosovo, quasi per ripicca, accende le tensioni alla frontiera settentrionale e innesca la reazione violenta dei giovani serbi. La forza internazionale, la Kfor, inizialmente sorpresa e sopraffatta, riprende il controllo della situazione e occupa i posti di frontiera contesi, Jarinje, quello incendiato dai serbi, e Brnjak. L’Ue parla con la flebile voce di lady Ashton, che chiama Belgrado e Pristina. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si riunisce a porte chiuse, su richiesta serba. Kosovari e albanesi di Tirana denunciano il ‘pan-serbismo’, ma, ad accendere la miccia, sono state le autorità kosovare, spedendo, lunedì, unità speciali della loro polizia nei due posti di frontiera, per fare applicare un embargo commerciale sull’import di prodotti serbi (la Serbia ha un embargo analogo sui prodotti kosovari). E’ la prima volta dalla dichiarazione d’indipendenza del 2008 che Pristina pretende di controllare il Nord del Paese, abitato quasi esclusivamente da serbi che vogliono dipendere da Belgrado. Prevedibile, come risposta, la collera serba, in una regione tradizionalmente teatro di tensioni inter-etniche. L’intervento della Kfor ristabilisce una calma tesa. Belgrado vuole salvare il dialogo con Pristina, avviato sotto l’egida dell’Ue: dall’Onu, s’aspetta una conferma che “il dialogo è la sola risposta ai problemi del Kosovo” e una messa in guardia ai kosovari contro “iniziative unilaterali”. Meno conciliante il premier kosovaro Hashim Thaci, che, sostenuto dal presidente albanese Sali Berisha, avverte: “Non ci ritireremo dal Nord, ma vi stabiliremo l’ordine e la legge”, senza “fare compromessi con nessuno”.
venerdì 29 luglio 2011
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