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mercoledì 6 luglio 2011

SPIGOLI: Usa, Obama pensa a un ticket con Cuomo

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 06/07/2011

Il padre, Mario, s’è sempre tenuto lontano dalle campagne presdenziali, anche quando i democratici lo invocavano come il salvatore della patria: nel 1988, contro Bush sr avrebbe forse vinto, mentre il greco Dukakis, che pareva un fantino, non fece il peso. La reticenza di Mario, 79 anni, un saggio, senza dubbio, veniva spesso spiegata con illazioni sugli scheletri che un italo-americano di New York doveva per forza portarsi dietro e che non sarebbero rimasti chiusi nel loro armadio, in una campagna presidenziale. Chiacchiere e nulla più. E, ora, Cuomo figlio, Andrew, 54 anni, starebbe pensando se correre per la Casa Bianca, anche se sul seggiolino del secondo pilota, come vice di Barack Obama nelle presidenziali 2012. Certo, se Joe Biden, l’attuale vice, non si ripresentasse, pochi se ne accorgerebbero e quasi nessuno se ne dispiacerebbe troppo, anche se l’ex senatore del Delaware per trenta e più anni, è una persona ‘tanto per bene’ e sicuramente ‘ammodo’. Ma tra lui e un leader, ce ne passa. Andrew, invece, 54 anni, governatore dello Stato di New York proprio come il padre, governatore per tre mandati, dal 1984 al 1993, ha già dimostrato di non avere paura d’avvicinarsi a Washington –ministro della casa nel secondo mandato di Bill Clinton- e sta ora godendosi la vittoria del riconoscimento dei matrimoni gay nel suo Stato. E non è stato l’unico successo all’attivo di Andrew, in appena sette mesi d’incarico. La fonte dell’indiscrezione va un po’ presa con le molle, perchè è il New York Post, garibaldino tabloid capace di spararle grosse, ma anche d’azzeccarci. Questa volta, il giornale cita due fonti accreditate dell’establishment democratico, che non hanno dubbi: Obama, prima della fine dell’anno, chiamerà Cuomo e gli dirà, ‘Andy, devi farlo, per il bene della patria”. Se lo fa davvero, Obama mostrerà un bel coraggio : fare ‘ticket’, lui nero e in sospetto di essere un po’ liberal, con un italo-americano newyorchese, campione dei gay, vuol dire attizzarsi contro, più di quanto già non siano, tea party e conservatore e, magari, risvegliare pure gli evangelici che sonnecchiano.

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