Scritto per Il Fatto Quotidiano del 07/07/2011 (versione originale)
E, adesso, Nicolas Sarkozy sogna che il 14 Luglio sia pure la festa nazionale libica, che la caduta della Bastiglia coincida, d’ora in poi, con la caduta di Tripoli. E’ almeno il disegno che la stampa attribuisce al presidente, mentre gli insorti lanciano un’offensiva “con il via libera –assicurano-dell’Alleanza atlantica” e prendono un vilalaggio non lontano dalla capitale. E’ l’inizio della fine, come sostiene, per l’ennesima volta, a dire il vero, il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen, “per Gheddafi, la partita si chiude”?; o è un ‘fare ammoina’ mentre, in realtà, si negozia (e c’è chi sostiene che Roma è una delle capitali della trattativa). Tutti –mica solo la Lega- hanno una voglia matta che ‘sta storia finisca, in un modo o nell’altro; e molti hanno una paura pazza d’andare in giro a raccontare che siamo all’epilogo perchè temono di mandare tutto a monte. “Spetta ai libici guidare i negoziati”, dice lapalissianamente il ministro degli esteri Franco Frattini, nell’attimo in cui si distrae dalle faccende del Lodo Mondadori e s’occupa di vicende internazionali. Intanto, l’Alleanza continua a colpire e la Francia, invece, rinuncia a paracadutare armi ai ribelli, mentre la Nato e la Russia, che s’incontrano a Soci, in Crimea, continuano a battibeccare sull’intervento militare. Malgrado i sogni di Sarkozy, Parigi non ha fiducia nella capacità dei ribelli di condurre l’offensiva su Tripoli. Gli insorti dovrebbero misurare “la loro impazienza sulla realtà”, sostiene il ministro della difesa francese Gerard Longuet. Che, fino a ieri, era quella di uno stallo dove, giorno dopo giorno, si muore un po’, da una parte e dall’altra, ma mai in maniera decisiva. E a cercare una mediazione sono, ormai, una piccola folla: pure l’Unione africana, con il presidente sudafricano Jacob Zuma a Mosca; e la Turchia, che dà la sua benedizione al Cnt insurrezionale e cerca di affermare il proprio ruolo nel Mediterraneo in vista della riunione del Gruppo di Contatto a Istanbul il 15 luglio. I ribelli annunciano, con baldanza, un attacco su Tripoli “nel giro di 48 ore” e si ripetono pronti ad arrestare il Colonnello, in base al mandato di cattura della Corte dell’Aja, ma, per la prima volta, dicono pure, tra una smentita e una conferma, che, se Gheddafi lascia il portere, puo’ restare in Libia, purchè i suoi movimenti avvengano “sotto supervisione internazionale”. E l’Italia? Il Consiglio Supremo della Difesa afferma, con toni alla Badoglio del 25 Luglio, che “la missione in Libia continua fino alla fine del conflitto” al fianco degli alleati. Sperando che abbia ragione, almeno stavolta, Sarkozy.
giovedì 7 luglio 2011
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