Scritto per Il Fatto Quotidiano del 23/07/2011
L’ombra d’un attacco terroristico islamico concertato s’allunga su Oslo dopo una giornata di sangue e di paura: la capitale della Norvegia offre immagini di distruzione e di devastazione, che ricordano le scene di New York 2001, Madrid 2004, Londra 2006. Una decina, forse, le vittime; decine i feriti (se ne ignorano le condizioni): le informazioni sono frammentarie, le fonti ufficiali sono caute e ‘abbottonate’.
Su internet, compare la rivendicazione di un gruppo jihadista finora sconosciuto: “E’ solo l’inizio, vi aspetta ben di peggio. Gli attacchi, una ritorsione per la presenza della Norvegia in Afghanistan, miravano a colpire al cuore una grande democrazia scandinava rimasta finora praticamente indenne dai germi del terrorismo, che, a varie riprese, hanno invece contagiato la Svezia, a partire dal mai del tutto chiarito omicidio del premier Olof Palme, negli Anni Ottanta, e la Danimarca: Ma, specie dopo la rivendicazione, l’allarme s’è esteso a tutti i Paesi della forza Isaf, fra cui l’Italia.
Due e distinti gli episodi ieri a Oslo, ma, secondo la polizia, certamente collegati l’uno all’altro. Prima, alle 15.26, l’esplosione di una o due bombe di forte potenza nel centro della capitale, presso una sede del governo; poi, di lì a poco, una sparatoria su un’isola nei pressi di Oslo, a una riunione di giovani socialisti. La deflagrazione ha devastato un palazzo di 17 piani, sede del Verdend Gang, maggiore tabloid norvegese, e di agenzie governative, e ha danneggiato l’ufficio del premier, che non c’era, però, al momento dell’esplosione. Calcinacci, vetri infranti, incendi sporadici, urla e paura: il centro di Oslo appariva, nel pomeriggio, una zona di guerra, polvere, fumo, devastazione.
Il premier Jens Stoltemberg, laburista, ha diffuso in tv un messaggio solo audio, per motivi –è stato detto- di sicurezza: senza denunciare il terrorismo, afferma che la situazione “è molto grave”. Uno dei suoi consiglieri, Sindre Fossum Beyer, fa sapere che “il premier è al sicuro”.
I bilanci sono ancora provvisori e non ufficiali, Secondo i media norvegesi, due persone sono morte e numerose altre sono rimaste ferite nell’esplosione prodottasi nel centro della capitale. Sulla base delle testimonianze, e mentre sono in corso accertamenti balistici e scientifici, la polizia ha parlato “di una o due bombe”, senza indicare il numero delle vittime, limitandosi a confermare che vi sono “dei morti” e “di una decina di feriti”. Un’auto sarebbe stata vista passare a tutta velocità sulla scena dell’attentato, poco prima della deflagrazione, ma non c’è conferma che c’entri qualcosa con quanto avvenuto.
Poco più tardi, un uomo vestito da poliziotto ha aperto il fuoco in una riunione dei giovani laburisti, sull’isola di Utoeya, alla periferia della capitale (il premier doveva intervenire al meeting). Anche in questo caso, la polizia conferma l’episodio, senza fornire particolari. I media norvegesi parlano di alcune vittime, forse sette. L’autore della sparatoria è stato arrestato, ma la sua identità non è stata ancora rivelata.
Un portavoce della polizia ha invitato gli abitanti di Oslo a restare in casa e ad “evitare di radunarsi in massa”, per non offrire bersagli a nuovi attacchi. Decine di persone hanno fatto ricorso ai medici degli ospedali perché colpite nel crollo delle macerie o dai vetri. Il quartiere delle esplosioni è stato completamente chiuso, mentre gli agenti e i cani poliziotti cercavano d’individuare la presenza eventuale di altri esplosivi e di raccogliere indizi.
La Norvegia è un paese che non ha mai voluto entrare nell’Ue –per due volte, l’adesione è stata bocciata da un referendum-, ma che fa parte della Nato: è impegnata in Afghanistan, con circa 500 uomini nel Nord, e partecipa in Libia alla missione ‘Unified Protector’.
Espressioni di condanna degli attentati e di solidarietà al popolo norvegese sono venuti da tutto il Mondo: un messaggio di cordoglio del presidente Napolitano, uno di deplorazione del presidente Obama. Il governo di Oslo potrebbe invocare l’attivazione dell’articolo 5 della carta atlantica, quello già attivato dopo gli attentati terroristici dell’11 Settembre 2001 contro gli Stati Uniti, che scatta quando un paese dell’Alleanza è sotto attacco e che prevede che tutti gli altri contribuiscano alla sua difesa.
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