Scritto per Il Fatto Quotidiano del 16/07/2011
Per la stampa britannica, è l’estate dei capolavori (italiani) perduti e ritrovati: prima, salta fuori un Salvator Mundi di Leonardo da Vinci, poi una Crocefissione di Michelangelo. L’opera di Leonardo, dopo essere stata venduta a un’asta per 45 sterline, ha trovato la giusta attribuzione –non un allievo scarso, ma il Maestro lui medesimo-, la giusta quotazione, 120 milioni di sterline, e pure la giusta collocazione, perché sarà esposta alla National Gallery di Londra in novembre, quando aprirà la mostra ‘Leonardo da Vinci pittore alla Corte di Milano’. La storia del Salvator Mundi è movimentata: proprietà dei re d’Inghilterra Carlo I e Carlo Ii, rimase a Londra per 400 anni, fino a che il suo ultimo proprietario inglese, tal Sir Francis Cook, la mise all’incanto nel 1958 come opera di un allievo di Leonardo, Giovanni Boltraffio. Finito nel 2004 nelle mani della casa d’arte Robert Simon Fine Art di New York, il dipinto è stato ‘scrostato’ da precedenti grossolani ritocchi e sottoposto a una ‘super-perizia’: quattro specialisti sono concordi nell’attribuirla al Maestro. Analoga è la vicenda della Crocifissione di Michelangelo, che dagli Anni Trenta era appesa alla parete della sala degli studenti della comunità gesuita di Oxford: generazioni di giovani l’hanno avuta sotto gli occhi ignare del suo autore e del suo valore, 100 milioni di sterline, fin quando uno studioso italiano, Antonio Forcellino, non ne ha svelato l’origine. L’opera era stata acquistata a un’asta, per una somma ignota: ora si trova, per meglio proteggerla, in un museo di Oxford e, in autunno, sarà esposta a Milano e a Roma.
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