Scritto per Il Fatto Quotidiano del 26/07/2011
I veri responsabili della ‘mattanza’ di Oslo? Le vittime, i giovani dell’isola di Utoya ammazzati a decine –per di più, laburisti, gente di sinistra, magari solidali con gli immigrati e inclini alla giustizia sociale-: gente imbelle, che invece di andare in giro armata, come farebbero i ragazzi di un liceo d’America, se non ci fossero alle porte d’ingresso i metal detector, si sono fatti uccidere senza reagire. E Breivik ?, allora. Mica colpa sua, se quelli non lo fermavano. E poi le sue idee “profondamente sane”, “al netto dei propositi di violenza” –hai detto poco-, sono “ormai patrimonio comune di quegli europei”, che dicono “no” alla società multirazziale e all’invasione islamica e sentono “la necessità di una risposta identitaria e cristiana di tipo templare”. Ci sono momenti in cui la brutalità della cronaca e l’orrore della realtà confondono le idee anche all’analista più esperto. Ma, a farci da bussola, ci sono il Giornale e l’onorevole Borghezio, eurodeputato leghista. Certo, anche loro talora si perdono la stella polare: quelli de il Giornale puntavano ‘a priori’ contro l’integralismo islamico, nonostante indizi concreti potessero fare pensare al fondamentalismo cristiano; e Borghezio, non sapendo uscire dal labirinto dell’elogio del killer, si pone la solita domanda, «a chi giova la ‘mattanza’ di Oslo ?». Già, a chi giova? Se lo chiede pure l’Ue, i cui leader s’interrogano e i cui esperti di anti-terrorismo si riuniranno presto con quelli norvegesi per capire perchè hanno sottovalutato i fermenti ‘supremazisti’ delle società nordiche. Cecilia Malmstroem, svedese, ‘ministro dell’interno’ europeo, denuncia: «Sono troppo pochi i leader dell’Ue che condannano la xenofobia », troppi la tollerano o addirittura la corteggiano, in Italia e in Francia, in Olanda e in Ungheria, in Filandia. Breivik è un frutto anche loro. La tolleranza e la solidarietà producono i giovani dell’isola di Utoya: decine ne muoiono, decine di migliaia sopravvivono e li onorano con un fiore in mano e la giustizia nelle menti.
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