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venerdì 29 luglio 2011

Usa/Ue: pantomima su debito inguaia (di più) l'Europa

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 29/07/2011

E’ la solita solfa: “Dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io”. Perché, in questo lungo eterno momento di fibrillazioni finanziarie, di attacchi ai Paesi dell’euro più deboli, Grecia, Irlanda, Portogallo, ma anche Italia e Spagna, l’Unione europea, i cui leader provano di Vertice in Vertice un’incapacità a decidere disperante, avrebbe bisogno di un clima finanziario internazionale sereno.

Invece, il protrarsi del duello sullo sforamento del tetto del debito Usa tra il presidente Obama e l’opposizione repubblicana, che è in maggioranza alla Camera, accresce l’irrequietezza dei mercati e contribuisce all’attivismo frenetico delle agenzie di rating, che paiono quasi pagate a cottimo, un tanto a ‘downgrading’ di uno Stato o di un’azienda.

E, a soffrire, è il mercato del debito europeo: aumentano gli ‘spread’ dei titoli nazionali meno forti, fra cui quelli italiani, e l’euro perde terreno sul dollaro, anche se ne resta nettamente più forte. Eppure, lo sanno tutti, ma proprio tutti, persino i finanzieri alla Michael Douglas del film ‘Wall Street’ e gli analisti di Fitch and Company che quello americano è solo “uno spettacolo politico”: lo dice il vice-ministro delle finanze russo Serghiei Storciak, lo pensano senza dirlo perché sono più riservati i dirigenti cinesi.

Di fatto, cambia poco, perché l’importanza dei titoli del tesoro Usa sul mercato mondiale non dovrebbe variare, se non altro perché non c’è nulla che possa, al momento, “soppiantarli sulla scala esistente”. Sarebbe diverso ci fossero gli ‘eurobonds’, ma non ci sono. E, anzi, di questo passo, arriveranno prima i ‘bonds’ cinesi. Perché, di fronte agli attacchi della speculazione e alle esitazioni di Barack Obama versione ‘tentenna’, l’Unione non risponde dando prova di solidarietà, ma all’insegna del ‘chi fa da sé fa per tre’.

Come la Deutsche Bank che ‘scarica’ 7 miliardi di euro di titoli italiani e sconvolge Romano Prodi, ex presidente della Commissione di Bruxelles, che vi legge “la fine di ogni legame di solidarietà europea”: una scelta che “obbliga tutti a giocare in difesa”, che brucia d’un colpo un quinto di manovra italiana e che “porta al suicidio anche la Germania”, oltre che ‘uccidere’ l’Italia e l’Unione.

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