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martedì 5 luglio 2011

Thailandia: dinastie al potere e democrazie ereditarie

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 05/07/2011

Una donna, e una sorella, al potere in Thailandia: l’opposizione vicina all’ex premier in esilio Thaksin Shinawatra e guidata dalla sorella di Thaksin, Yingluck Shinawatra, ha conquistato la maggioranza assoluta (265 seggi su 500) nelle elezioni politiche di domenica scorsa. Il Partito democratico al governo ha ottenuto 159 seggi. Il premier uscente Abhisit Vejjajiva, battuto, ha già lasciato la guida del partito; i militari hanno accettato il risultato del voto; Thaksin ha fatto sapere che non intende tornare al potere; e Yingluck ha annunciato la formazione di un coalizione pentapartita che disporrà di quasi 300 seggi. Il quadro pare idilliaco, in un paese teatro d’una sorta di guerra civile dopo il rovesciamento di Thaksin con un colpo di stato nel 2006

Tutto bene, dunque, almeno per ora, nella spesso politicamente turbolenta Thailandia. E due conferme: quella delle donne al potere e quella delle dinastie al potere, senza ovviamente contare le monarchie dinastiche per definizione. Donne e dinastie sono due tradizioni radicatissime nel sub-continente indiano e che si estendono, ora, alla Thailandia. Yingluck, 44 anni, è la prima donna premier nel suo Paese (e lo diviene soprattutto perché sorella di Thaksin, 61 anni).

Ma l’India, il Pakistan e lo Sri Lanka abbinano le due tradizioni da tempo. Solo per citare gli esempi più noti, i Gandhi in India vanno da mamma Indira a nuora Sonia, italiana di Maino, in provincia di Torino, ma arrivata al potere attraverso il matrimonio con Rajiv, figlio di Indira, a sua volta premier e poi vittima, proprio come la madre, di un attentato durante la campagna elettorale nel 1991. In Pakistan Benazir Bhutto, figlia di Zulfikar Ali Bhutto, premier prima di essere condannato a morte e impiccato, fu a sua volta premier, prima d’essere esiliata, tornare in patria e morire assassinata nel 2007. E, infine, nello Sri Lanka la dinastia dei Bandaranaike ha la figura centrale in Sirimavo, per tre volte premier –tra il 1960 e il 2000- e prima donna al mondo in assoluto a diventare capo di un governo. Moglie di un premier assassinato nel 1959, Solomon, Sirimavo, che morì ancora in carica, in un giorno di elezioni, dopo essere andata a votare, era pure madre di Chandrika Kumaratunga, anch’essa premier e presidente.

Ma le dinastie al potere non sono patrimonio dell’Asia. Senza prendere in conto i regimi dittatoriali, dalla Corea del Nord alla Siria, passando, magari, per Cuba e la Libia, dove il passaggio dei poteri di padre in figlio, o al fratello, non passa al vaglio della volontà popolare, esse fioriscono persino in America. E non sono neppure storia recente, anche se i Kennedy e i Bush, per ricordare le due famiglie maggiori, appartengono agli ultimi cinquant’anni di storia Usa. Ma il sesto presidente, John Quincy Adams, era figlio di John Adams, il secondo: siamo all’inizio dell’ ‘800. E dove i Kennedy non arrivarono –occupare due volte la Casa Bianca con due membri della stessa famiglia-, causa assassini in serie e una tragedia mortale, l’incidente di Chappaquiddick che impedì a Edward di candidarsi, sono arrivati un po’ a sorpresa i Bush: dopo George H., 41.o presidente, George W., 43.o, senz’altro merito che quello di essere figlio d’una degna, e molto ricca, persona.

Dinastie al maschile, le americane, tranne quella, riuscita a metà, dei Clinton: Bill Clinton, il presidente di mezzo tra i due Bush, poteva essere ‘succeduto’ alla Casa Bianca, nel 2008, dalla moglie Hillary Rodham, se non si fosse messo di mezzo Barack Obama, più carisma e più freschezza. Hillary è comunque arrivata a essere segretario di Stato.

E, in vista delle presidenziali americane e francesi 2012, assisteremo a una vera e propria ‘carica rosa’, anzi, vi stiamo già assistendo, con due donne agguerritissime in corsa per la ‘nomination’ repubblicana alla Casa Bianca, Sarah Palin dell’Alaska e Michele Backman, del Minnesota, che hanno in comune l’inclinazione per il Tea Party e la tendenza alle gaffes; mentre, in Francia, in campo socialista, si sfidano Segolène Royale, candidata battuta da Sarkozy nel 2007, ex moglie di Françoise Hollande, pure lui in corsa, e Martine Aubry, figlia di Jacques Delors. La politica è una passione di famiglia e si declina sempre più al femminile.

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