Scritto su Il Fatto Quotidiano dello 08/10/2011
Sul clima, l’Europa “non è il problema” del Pianeta; e l’Italia non è il Paese più ambizioso fra i 27 dell’Ue: Connie Hedegaard, commissaria europea, danese, ha le idee chiare, alla vigilia della riunione, lunedì, a Lussemburgo, dei ministri dell’ambiente europei; e la visita in Italia, giovedì, non sembra avergliele confuse.
I ministri dei 27 preparano la conferenza sul clima in programma a Durban, in Sud Africa, dal 28/11 all’8/12, terza tappa (ancora interlocutoria) di un trittico partito a Copanghen nel 2009 e proseguito a Cancun nel 2010. “Dobbiamo definire la posizione europea –dice la Hedeegard- , che è già molto chiara… Dobbiamo mantenere la spinta verso decisioni che a Durban non potranno ancora essere prese, sapendo che l’Europa rappresenta l’11% delle emissioni mondiali di CO2 e che ha già adottato degli impegni per ridurle, mentre il resto del Mondo, gli Stati Uniti, la Cina, gli altri Paesi, rappresentano l’89% delle emissioni “ e non hanno assunto impegni altrettanto precisi. “E’ chiaro che il problema non è l’Europa, anche se l’Europa deve mantenere la leadership” su come affrontare il cambiamento climatico. Gli obiettivi comunitari indicati dalla strategia Europa 2020 -riduzione delle emissioni di gas serra del 20% rispetto al livello del 1990 - e dal percorso verso un’economia a basso tenore di carbone – taglio delle emissioni compreso tra l'80 e il 95% entro il 2050 - non sono in discussione.
Quali sono le sue aspettative, per la riunione di Durban, che è la conferenza mondiale sull’ambiente dell’Onu? “Durban si prospetta molto difficile, soprattutto per i ritardi nell’esame della questione da parte del Congresso statunitense e perché altri trincereranno dietro gli Stati Uniti la reticenza ad accettare ulteriori impegnii. Sappiamo che non ne uscirà un accordo vincolante, , ma dobbiamo concordare su un percorso preciso e dettagliato e mantenere lo slancio e l’intensità: non ci basta confermare le decisioni già prese”. La ‘road map’ deve guardare, in particolare, alla scadenza nel 2012 del protocollo di Kyoto.
Un rinvio a quando, per decisioni concrete? “Gli impegni vincolanti verranno quando Usa, Cina e altri Paesi saranno pronti ad accettare vincoli analoghi a quelli che l’Europa s’è già data”, sull’andamento delle emissioni di CO2. “Ma, intanto, facciamo progressi settoriali, come nell’aviazione civile, nella navigazione commerciale, nell’agricoltura”.
A Roma, la Hedegaard ha visto il ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo, la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, le commissioni ambiente di camera e Senato e le associazioni ambientaliste. Che voto dà, alla politica dell’Italia in materia di clima?
“Come commissaria europea, non do voti all’Italia né agli altri Paesi Ue”. Certo, “il governo italiano non è tradizionalmente fra quelli più ansiosi di definire obiettivi più ambiziosi per la lotta al cambiamento climatico”, ma, in particolare sull’efficienza energetica, “ho trovato orecchie molto attente”: “Quando vado in Cina, o altrove, vedo ricercatori italiani, imprese italiane in prima linea e vedo le regioni e le amministrazioni locali impegnate, anche perché l’Ue mette a disposizione fondi per incoraggiare gli investimenti e i progetti”, fondi che vanno meglio utilizzati. E il governo? La Hedegaard non lo cita.
Con l’efficienza energetica e la green economy, “la lotta contro il cambiamento climatico può anche essere un’opportunità di crescita e di creazione di posti di lavoro”. La commissaria fa l’esempio del settore delle auto: “Quando l’Ue anticipò al 2015 gli obiettivi di ‘vetture pulite’ pensati per il 2020 l’industria protestò che non ce l’avrebbe fatta e che le sarebbe costato troppo. Bene, nel 2012, l’anno prossimo l’80% della produzione automobilistica europea sarà già conforme agli obiettivi 2015 e anche la Fiat si sta adeguando”.
La rinuncia al nucleare da parte di alcuni Stati europei dopo quanto accaduto in Giappone a marzo segna un passo indietro sulla via della lotta al cambiamento climatico, con un ritorno al carbone? “Per l’Europa, non cambia nulla, perché Paesi che non hanno il nucleare hanno deciso che continueranno a non averlo e la Germania ha soltanto anticipato l’attuazione di una decisione che era già stata presa, la dismissione di tutte le centrali nucleari. Dunque, chi vede nella rinuncia al nucleare un colpo alla lotta contro le emissioni di CO2 sbaglia”.
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