Scritto per Il Fatto Quotidiano del 05/10/2011
Con l’assoluzione di Amanda (e Raffaele), e la condanna di Meredith a finire fra i ‘cold cases’ della giustizia italiana, l’Italia diventa terreno di confronto politico-elettorale tra Stati Uniti e Gran Bretagna: Londra è costernata e il premier David Cameron è vicino ai Kercher; Washington (e Seattle) esultano e il Dipartimento di Stato esprime soddisfazione. C’è chi s’indigna per la sovranità (del nostro Paese) violata; c’è chi tira sballate somme diplomatiche e geo-politiche dalla contrapposizione quasi inedita tra americani e inglesi; e c’è chi rimanda le critiche al mittente. Il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, osserva che “gli Stati Uniti non sono affatto legittimati a impartirci lezioni di diritto”, ricordando Guantanamo e il Cermis. E si potrebbero pure citare l’uccisione di Calipari e il rapimento di Abu Omar ad opera della Cia: come il Cermis, tutti casi in cui il fatto che i colpevoli fossero americani, militari o spie, li ha messi, per gli Stati Uniti, al di sopra della legge.
Però, è difficile sorprendersi per le critiche piovute sul sistema giudiziario italiano, prima dagli Stati Uniti e adesso più dalla Gran Bretagna, quando ad andare in giro per il Mondo a parlare male di inquirenti e magistrati sono il presidente del Consiglio, dai podi delle conferenze stampe congiunte con altri leader o quasi inginocchiato accanto al presidente Obama in occasione di un Vertice del G8, e l’ex ministro della giustizia, e ora scudiero del premier, Angelino Alfano. Davvero ci possiamo stupire che la stampa estera diffidi della giustizia italiana? Va a finire –appunto- all’italiana, come nel coro dell’Adelchi: “Il forte si mesce col vinto nemico … L’un popolo e l’altro sul collo vi sta”. Divisi da Amanda e Meredith, americani e britannici, ma uniti nel diffidare dell’Italia.
Certo, l’impatto mediatico così universale di questa vicenda, ben al di là della portata in sé del fatto di cronaca, innesca sbavature diplomatiche. Dopo settimane di critiche e diffidenze della stampa statunitense, il Dipartimento di Stato esprime “apprezzamento per l’attenta considerazione della vicenda nell’ambito del sistema giudiziario italiano” – c’era, forse, una dichiarazione speculare già pronta, a verdetto rovesciato-. Sortita singolare, da parte di un Paese che mal sopporta, anzi considera ingerenze, gli appelli alla clemenza degli alleati europei e persino della Santa Sede quando manda legalmente a morte minorenni o minorati o presunti innocenti. Cameron, invece, testimonia incredulità e, appreso il verdetto, sta con i Kercher: “Quei genitori avevano avuto una risposta per quel che è successo alla loro meravigliosa figlia e adesso non l’hanno più. Tutti dovrebbero pensare a loro, a come si sentono”.
Come il Dipartimento di Stato, anche il New York Times aveva forse pronto un doppio commento. Ma il suo elogio della giustizia italiana è condito di elementi d’autocritica: "Se Amanda fosse stata processata negli Stati Uniti, ora t'ora potrebbe facilmente essere in attesa dell’esecuzione", osserva Timothy Egan sul sito del quotidiano. Egan nota che "il sistema giuridico italiano dà a ogni condannato una seconda chance sostanziale, un appello davanti a nuovi giudici"; e fa un parallelo col caso di Trevor Davis, "messo a morte dallo stato della Georgia in settembre, nonostante gran parte dei testimoni avessero ritrattato la loro testimonianza". Davis era un nero di 42 anni, sulla cui colpevolezza gravavano molti dubbi: e' stato giustiziato nonostante interventi a suo favore di papa Benedetto XVI o dell'ex presidente americano Jimmy Carter (un georgiano). Il NYT considera la sua vicenda "una barbarie" e "un tragico caso di malagiustizia".
Non mancano le contraddizioni, nell’orgia mediatica della notte di Amanda che rinasce e di Meredith di nuovo uccisa. La studentessa americana riceve le attenzioni di una star: sala d’attesa vip a Fiumicino, addirittura suite reale durante il transito all’aeroporto di Heathrow a Londra; e s’appresta a ‘monetizzare’ la sua popolarità: interviste, memorie, diritti d’immagine possono valere milioni di dollari. Nella vicenda tragica, non mancano neppure gli infortuni clamorosi: i siti di Daily Mail, Sun e altri media britannici danno, per un minuto e mezzo, la notizia al contrario –Amanda condannata-; e il Daily Mail, che ha aperto sull’episodio un’inchiesta interna, completa la frittata con il commento dell’accusa inventato di sana pianta –“Giustizia è fatta”- e con il pianto di disperazione d’Amanda –le lacrime c’erano, ma di gioia-. Forse, l’errore è venuto dalla conferma della condanna per diffamazione nei confronti di Patrick Lumumba.
I media inglesi, oltre che sulla giustizia italiana, spargono veleno sugli imputati assolti. Il Daily Mail si rifà della svista con “Libera di farsi una fortuna. Ora per Foxy milioni di Hollywood e una nuova vita come ‘martire professionale dell'ingiustizia’". L’Independent dichiara la Knox “destinata a danarosa ma dubbia fama”. La Bbc invece vede segnali di misoginia nel ritratto di Amanda dipinto dai media. Il Times di Londra, il Telegraph, il Guardian e tutti gli altri, nessuno dimentica Meredith e i Kercher.
L’ ‘amandamania’ contagia tutta la stampa europea. E quella americana mette il gran pavese, a cominciare, ovviamente, dal Seattle Times (“Finalmente libera”). Ma ci sono distinguo: la Cnn ricorda che “la verità sull'uccisione di Meredith non è ancora emersa”; mentre, sulla Fox, la giudice Usa Jeanine Pirro elogia i colleghi italiani. “Libera” è la parola più ricorrente: le tv danno il vedetto in diretta, i siti ci aprono. Ma il San Francisco Chronicle fa i conti in tasca ad Amanda, che ha già offerte di lavoro: una radio di Seattle le offre 10mila dollari per lo show del mattino per una settimana; e soldi veri arriveranno dai talks shows, dai libri e dai film (Lifetime channel sta già lavorando a una riedizione del suo).
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