Scritto per Il Fatto Quotidiano del 06/10/2011
Le agenzie di rating non sono le sole a bacchettare l’Italia. In visita a Bruxelles, Angela Merkel tira fuori una dichiarazione imperativa: “L’Italia deve rispettare gli impegni” per la riduzione del debito, dice, dopo incontri con le Istituzioni comunitarie. La cancelliera tedesca parla dopo che Moody’s ha d’un colpo solo abbassato di tre punti la fiducia nella capacità dell’Italia di ripagare i propri debiti, due settimane dopo un’analoga, ma meno drastica, penalizzazione da parte di S&P.
“Qualsiasi Paese europeo può riconquistare la fiducia, seattua davvero le misure decise”, prosegue la Merkel; e cita, in positivo, il caso del Portogallo, i cui dirigenti, né quelli di centrosinistra prima al potere, né quelli di centrodestra ora al governo, neanche il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, hanno mai fatto pubblici apprezzamenti dell’aspetto fisico della cancelliera. Se c’è riuscito il Portogallo, anche “l’Italia può riconquistare la fiducia dei mercati”, purché faccia quel che s’è impegnata a fare. E arriva il veleno: “Questo le ha posto qualche difficoltà “ in passato. Moody’s e S&P, che stanno lì con la matita rossa in mano, prendono nota.
Italia a parte, la Merkel porta a Bruxelles un messaggio di preoccupazione, ma anche di speranza: per esempio, la Grecia –insiste- deve restare nell’euro e la Germania “farà il necessario” perché Atene “abbia gli aiuti per ritrovare la via della crescita”. Le dichiarazioni della cancelliera contribuiscono all’ennesima giornata frenetica e apparentemente assurda delle borse, che ignorano le agenzie di rating e le acute tensioni sociali greche e chiudono con raid impressionanti: Francoforte, il toro di giornata, sfiora il + 5%, dopo che un allarme alla bomba scattato poco prima della chiusura induce la polizia ad evacuare, in via precauzionale, l’edifico delle transazioni (che continuano per via telematica). Alla fine, né gli agenti né i cani trovano nulla di sospetto: magari, l’episodio è solo un sintomo della tensione sui mercati.
Il messaggio cui la Merkel tiene è chiaro: l’Unione europea deve accelerare le operazioni per darsi un piano per ricapitalizzare le banche che ne hanno bisogno e a bloccare il contagio della sfiducia nella zona euro. La cancelliera ne parlerà nel fine settimana col presidente francese Nicolas Sarkozy e porterà la questione al Vertice europeo di metà mese. Da Washington, l’Fmi, il Fondo monetario internazionale, la spalleggia dicendosi preoccupato per la lentezza della risposta della zona euro.
Adesso che lo strumento ‘salva Stati’, il Fesf, sta per divenire operativo, ce ne vuole uno ‘salva banche’ –il Fesf potrà giocarvi un ruolo, ma solo in ultima istanza-. C’è il timore che la crisi del debito si propaghi nell’area dell’euro e sfoci in una crisi del settore bancario, con lo schema visto negli Stati Uniti nel 2008 quando ci fu il fallimento della Lehman Brothers. “Se siamo d’accordo che le banche non sono abbastanza capitalizzate, è giustificato intervenire in tal senso”, “tenuto conto dell’attuale situazione dei mercati finanziari”. Se ce ne fosse stato bisogno, le grosse difficoltà della banca franco-belga Dexia confermano i rischi.
La Germania, che è la prima economia europea, vuole “criteri comuni” per le economie dell’euro: ci vogliono dei risultati, devono venire in fretta, Berlino è pronto a mostrare la strada. Barroso rivendica con orgoglio alla Commissione di Bruxelles il ruolo di “governo economico dell’Unione”, mentre la Merkel e Sarkozy ne invocato uno ‘ad hoc’. Ma Barroso si schiera al fianco della Merkel sul piano ‘salva banche’. L’Fmi fa i conti in tasca agli istituti di credito europei, stimando a 100 o 200 miliardi di euro l’iniezione di capitali necessaria a stabilizzare il settore, ma non intende giocare un ruolo nel piano.
Contro la crisi, la Germania pensa che “la modifica dei Trattati dell’Ue non dev’essere un tabù”. Ma Barroso tira il freno: cambiare i Trattati solo se necessario; prima, sfruttarne tutte le possibilità.
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