Scritto per Il Fatto Quotidiano del 28/10/2011
Dalle 0300 del mattino di giovedì' 27 ottobre, l'Italia e' ufficialmente un osservato speciale dell'Ue. Questo e' il senso delle conclusioni di un Vertice europeo cruciale per l’Unione e per l’euro, non solo decisivo per l’Italia e la Grecia. Nove ore di negoziati su più tavoli, fin verso l'alba, come in altri round storici dell'integrazione, Maastricht o la notte che nacque l'euro.
Questa volta, la posta in gioco non era fare un passo in avanti verso l'unione, ma evitare di cadere nell'abisso. I leader dell’eurozona dovevano sciogliere molti nodi della crisi del debito e ci sono sostanzialmente riusciti: hanno infatti varato il fondo ‘salva Stati’, già ratificato da tutti i 17 dell'euro, e lo hanno portato a 1000 miliardi; hanno tamponato le difficoltà delle banche, per la cui ricapitalizzazione ci sono 106 miliardi di euro; hanno avallato lo sblocco della seconda ‘tranche’ di aiuti alla Grecia, che fruisce della riduzione del 50% dei debiti verso gli istituti di credito , specie francesi e tedeschi.
E l'Italia? La lettera d’intenti che Silvio Berlusconi fa pervenire, quasi in extremis, ai presidenti delle istituzioni comunitari Van Rompuy (Consiglio) e Barroso (Commissione) ottiene a caldo riscontri positivi, poi ribaditi, ieri, nel rapporto post Vertice fatto al Parlamento europeo: gli impegni di risanamento e rilancio raccolgono generici consensi.
Puo' forse sorprendere, a fronte d'un testo che prevede la riduzione al 113% del Pil nel 2014, l’innalzamento dell’età della pensione a 67 anni dal 2026, licenziamenti più facili, dismissioni, incentivi all’occupazione di giovani e donne. Ma, in realta', i leader non avevano molte alternative: domenica avevano chiesto all'Italia d'assumersi impegni di risanamento e rilancio; e l'Italia, sulla carta d'una lettera, l'ha fatto.
Diplomaticamente impossibile dirle, a quel punto, "non ti crediamo". La via era obbligata: "Grazie, bene, brava, adesso vediamo che cosa fai davvero". Ed e' qui che l'Italia si scopre osservata speciale: il suo operato, l'attuazione degli impegni, sara' seguito da Van Rompuy, nella sua nuova veste aggiuntiva di 'ministro delle finanze europeo', e dall Commissione europea, il presidente Barroso e il responsabile delle finanze Olli Rehn. Una trojka belgo-portoghese-finlandese di persone molto concrete e poco inclini alla fantasia, magari un po' grige e, per quanto riguarda Rehn, più funzionario che politico.
Da loro, c'e' da aspettarsi più rigore che tolleranza, più pignoleria da ragionieri che colpi di genio da poeti o battute di spirito (anche se van Rompuy e' capace degli uni e delle altre). Meglio farli dialogare con Giulio Tremonti, che parla il linguaggio di Rehn, che con il premier, che puo' al massimo provare a 'imbobinare' Barroso.
Del resto, Tremonti deve tornare. In gioco, in Europa: mercoledì, i leader non dovevano mettersi d’accordo sui dettagli, ma dare gli input politici. Adesso, ci penseranno poi i ministri delle finanze. Dal Vertice escono indicazioni per evitare di lasciare spazio alla speculazione e sventare il contagio della crisi, che ha già investito Grecia, Irlanda e Portogallo e che rischia d'investire Italia e Spagna.
Se L'Italia e' l'osservata speciale dell'Unione, l'Europa lo e' del mondo dei Grandi della Finanza: Bruxelles è una tappa verso il G20 di Cannes il 3 novembre. Là, saranno l'Ue e i nostri giudici bruxellesi, Sarkozy e la Merkel, ad esporsi all'esame dell'americano Obama e del cinese Hu. L'Unione difenderà l’idea di una tassazione sulle transazioni finanziarie, ma i suoi progetti e i suoi conti potrebbero non trovare accoglienza positiva.
sabato 29 ottobre 2011
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