Scritto per Il Fatto Quotidiano del 27/10/2011
Bruxelles - Della Grecia, s’è smesso di parlare. Si parla solo dell’Italia. E non è un buon segno, mentre i leader dei 17 affrontano nella notte i nodi della crisi dell’euro e dell’Ue, dopo una riunione a 27 durata poco più d’un’ora: un Vertice corale ‘pro forma’. La lettera d’intenti dell’Italia, molto attesa, raccoglie primi riscontri positivi: “L’impressione è stata davvero buona”, dice, senza neppure averla letta, il presidente di turno del Consiglio europeo, il premier polacco Donald Tusk. Giudizi ovvii e ancora generici: a caldo, non poteva essere diversamente. Il documento è illustrato dal presidente del Vertice Van Rompuy: Berlusconi c’è, ma tace.
L’aperitivo, i 27 lo prendono insieme. Per la cena restano solo i ‘signori dell’euro’: qualche burlone dice che hanno ordinato un menù cinese, per cominciare ad adeguarsi a chi comanda nella finanza del nuovo ordine globale. Tusk, prima di andarsene, avverte che non tutte le decisioni saranno prese nella notte; Van Rompuy parla di un clima di fiducia ritrovata, di un consenso sul salvataggio delle banche.
Berlusconi arriva con l’aria di chi è sicuro di farcela, anzi di averla già scampata bella riuscendo a presentarsi al Vertice senza spaccare la maggioranza. Che il premier sia su di giri lo si capisce subito: appare rilassato; non dice nulla, ma fa ai giornalisti un cenno che significa “ci vediamo dopo”; e, appena dentro, ingaggia un colloquio concitato, parole e gesti, con il collega spagnolo Zapatero, cui, malgrado l’interprete, sembra sfuggire qualcosa.
Poi, per la serie ‘il lupo perde il pelo –e forse neppure quello- ma non il vizio’, Mr B dedica uno sguardo d’ammirazione alla premier danese Helle Thorning-Schmidt, una socialdemocratica all’esordio: le si avvicina, le stringe la mano e, quando lei s’allontana, resta per un po’ a scrutarla.
Nell’agenda del Cavaliere, non sono previsti bilaterali. Il duo Merkozy, la cancelliera tedesca Merkel e il presidente francese Sarkozy, entrano nella sala insieme. Angela va dritto verso Berlusconi e lo saluta con un pizzico di calore in più del necessario (voleva farsi perdonare la risatina di domenica); Nicolas prende un’altra direzione: tra Italia e Francia, il freddo, se non proprio il gelo, resta.
Nelle conclusioni del Vertice, che a tarda sera dovevano ancora prendere forma, ci sarà sicuramente un passaggio all’Italia: una prima valutazione dei contenuti della lettera consegnata nel pomeriggio ai presidenti del Consiglio Van Rompuy e della Commissione Barroso. Il documento prospetta, fra l’altro, l’innalzamento dell’età della pensione a 67 anni dal 2026, licenziamenti più facili, dismissioni, incentivi all’occupazione di giovani e donne.
Il Vertice è difficile non solo per l’Italia e la Grecia. I leader dell’eurozona devono sciogliere i nodi della crisi del debito, come i partner internazionali, soprattutto gli Stati Uniti, sollecitano: varare, cioè, il fondo ‘salva Stati’, già ratificato da tutti i 17 e dotato di 440 miliardi di euro, che potrebbero non bastare però a bloccare il contagio, se dovesse estendersi a Italia e Spagna; ‘mettere una pezza’ alle difficoltà delle banche; prendere atto dello sblocco della seconda ‘tranche’ di aiuti alla Grecia.
Non c’è bisogno di mettersi d’accordo sui dettagli: a quelli, penseranno poi i ministri delle finanze. Ma dal Vertice devono uscire indicazioni politiche sufficientemente precise per evitare di lasciare spazio alla speculazione e sventare la diffusione della crisi, che ha già investito Grecia, Irlanda e Portogallo. Le borse europee tengono dall’inizio della settimana il fiato sospeso: non vanno né su né giù, aspettano le decisioni dei leader.
I contrasti tra Germania e Francia, specie sulle modalità di salvataggio delle banche, restano forti: Sarkozy si sente politicamente “morto”, se la Francia perdesse la sua tripla A; la Merkel è pronta a cambiare i Trattati e insiste per sanzionare chi viola i patti –all’Italia, che contende alla Grecia il record delle infrazioni alle norme dell’Ue, fischiano le orecchie-. Su scala mondiale, Bruxelles è una tappa verso il G20 di Cannes il 3 novembre: là, la cancelliera difenderà l’idea di una tassazione sulle transazioni finanziarie.
La posizione dell’Italia matura a fatica, mentre, al di sopra delle beghe nella maggioranza, fanno sentire la loro voce il presidente Napolitano, dal collegio d’Europa di Bruges, e il presidente della Bce Draghi. Napolitano dice che è fondamentale un recupero di crescita, produzione e occupazione. Su riforme e debito, bisogna assumersi senza tergiversare la responsabilità di misure impopolari. Draghi nota che le riforme strutturali restano da fare e suggerisce di spostare il peso fiscale su proprietà e consumi e di accrescere le opportunità per i giovani. Senza nuova ricchezza, avverte, presto saranno intaccati i risparmi.
giovedì 27 ottobre 2011
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