Scritto per Il Fatto Quotidiano del 19/10/2011
Hillary Clinton porta a Tripoli il sostegno dell’Amministrazione Obama al governo dei ribelli che sono riusciti a rovesciare il regime di Muammar Gheddafi: le agenzie internazionali parlano di una visita a sorpresa, anche se il progetto era stato già svelato la settimana scorsa. Ma, invece di arrivarci da Napoli, la Clinton, alla fine, sbarca a Tripoli da Malta: due piccioni con una fava, evita all’Italia l’umiliazione d’un transito senza salamelecchi del premier e dell’omologo; e riporta l’isola del Mediterraneo ai fasti del Vertice delle Navi, nel 1989, quando George Bush, quello vero, il padre, e Mikhail Gorbaciov s’incontrarono su unità alla fonda di fronte all’isola. Ai nuovi leader libici, ancora alla caccia del colonnello dittatore, che si cela nel deserto come uno scorpione, il segretario di Stato assicura protezione militare americana e alleata fino alla cattura di Gheddafi e fin quando lui e i suoi accoliti “costituiranno una minaccia” -è giorno di battaglia alla Sirte-. E, per fare buon peso, Hillary porta in dono un po’ di aiuti e di programmi d’assistenza e di cooperazione. Ma senza fretta: in Libia, Washington lascia che a fare le corse siano Parigi, Londra e Roma. Per non restare indietro, Frattini incontra le Pmi italiane attive in Libia e assicura che le autorità di Tripoli hanno confermato tutti i contratti preesistenti.
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